«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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Il Gazzettino del Nord/Est, 4 Ottobre 2006

Sul pldm "Immigrati: i dilemmi dell'integrazione", svoltosi il 2/10/2006.
 

LA CITTÀ E GLI ALTRI

All’incontro dell’associazione Primolunedìdelmese due esperti intervengono sul tema della presenza degli stranieri

Immigrati, tollerati perché sono una risorsa

Pace (Università di Padova): «Da noi ogni paese ha il suo modello di integrazione, ma tutti sono basati su motivazioni economiche».

«Nel Vicentino, così come nel Nordest, sono diffusi più modelli di integrazione che considerano gli immigrati principalmente come una risorsa per lo sviluppo dell'economia nel territorio». Con questa immagine della situazione locale il sociologo dell'Università di Padova Enzo Pace ha aperto l'altra sera al teatro dei Carmini a Vicenza il 62° incontro della rassegna "Il primo lunedì del mese" dal titolo "I dilemmi dell'integrazione", che ha visto protagonista anche il presidente del Cestim (Centro studi per l'immigrazione di Verona) Carlo Melegari, che ha esaminato i flussi che quotidianamente avvengono in tutto il mondo e la limitata cultura della libera mobilità.
«Oltre un miliardo di persone al mondo», ha spiegato Melegari, «vive da immigrato, quindi un abitante della terra ogni sei. E per l'80 per cento di questi si tratta di un fenomeno di migrazione interno al paese di origine, mentre per il restante 20 per cento di una migrazione internazionale». Ne consegue che lo straniero vive la propria situazione combattuto da molte contraddizioni, in gran parte dovute alla limitata cultura dell'ospitalità e dell'integrazione: «L'immigrato», ha aggiunto Melegari, «è percepito, specie nel Nordest, con un senso di disagio, come un intruso che porta via posti di lavoro, avanza pretese sul fronte del sociale e, progressivamente, mette su famiglia stabilizzandosi su un territorio che non è il proprio. Nonostante ciò molti immigrati sono dentro ai processi di integrazione, ma in modo precario, perché troppi fattori dipendono dalle politiche sociali, economiche e culturali dell'immigrazione, che venendo meno fanno svanire ogni sforzo compiuto».
Ogni paese ha un proprio modello di integrazione, ma il Veneto ed il Nordest si caratterizzano per l'esistenza di molteplici forme di integrazione: «Dalle nostre parti», ha aggiunto Pace, «esistono tanti modelli quanti sono i paesi che compongono ciascuna provincia. E dietro a ciascuno di essi si collocano ragioni principalmente legate allo sviluppo dell'economia e del territorio. L'immigrato, quindi, rappresenta una risorsa e viene considerato solo per ciò che produce. L'aspetto dell'integrazione viene considerato solo laddove le amministrazioni locali riescono a stabilire un dialogo sincero con le organizzazioni degli immigrati, abbattendo il muro di diffidenza legato alla non conoscenza dell'altro».

Matteo Crestani
 

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