«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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Il Gazzettino del Nord/Est, 7 Febbraio 2007

Sul pldm "Civiltà di morte?", svoltosi il 5/2/2007.

Ai Carmini
Sociologo iracheno e Amnesty: «Fermate questa civiltà di morte»

(m.c.) «C'è poco da gioire, oggi, signor presidente del consiglio, signor sindaco e signore e signori consiglieri comunali, che avete detto sì alla nuova base: nei libri di storia sarete ricordati per aver ritardato, anziché favorito, lo sviluppo culturale, sociale ed economico di questa città e della sua gente. Forse, pensavate che avremmo digerito anche questo, che la maggioranza sempre silenziosa dei vicentini sarebbe rimasta indifferente ai malumori dei soliti noti. Avete sbagliato i calcoli». Con queste parole inizia la lettera anonima di un vicentino letta ieri sera al teatro dei Carmini nel corso dell'incontro pubblico "Civiltà di morte?", che ha visto come relatori il sociologo iracheno Adel Jabbar e la rappresentante di Amnesty International Maria Teresa De Riz. Si legge ancora nella lettera: «La 173. brigata aviotrasportata delle forze armate statunitensi userà parte del territorio italiano per le sue missioni di guerra, di una guerra che, oggi, il nostro Governo giustamente condanna, senza chiedere permesso al popolo italiano, e non solo vicentino, ma neanche informandoci dei possibili rischi di ritorsione cui andiamo incontro. La lotta contro la base al Dal Molin è un fatto culturale, che ha scosso e mobilitato le coscienze». Non è mancato l'attacco diretto all'imprenditoria: «Senza temere di cadere nel ridicolo, qualche industriale locale ha pensato di poter dettare le condizioni per uno scambio con la base. "Toglieteci i dazi sull'esportazione di oro": come dire, "potete ammazzare tutti gli iracheni che volete, basta che ci facciate vendere qualche gioiello in più sulla Quinta Strada"».

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