«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NICARAGUA / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.
I seggi contesiSoltanto il 22 novembre il CSE ha reso noti i risultati elettorali definitivi, proclamando gli eletti. La decisione del CSE è stata però firmata solo da quattro dei sette magistrati che compongono questo organismo, cioè quelli che obbediscono al PLC, nonostante la legge richieda la firma di almeno cinque magistrati. I tre magistrati che rispondono all’FSLN hanno dichiarato nulla la risoluzione e fatto mancare il quorum, abbandonando la sessione, nonostante che nel settembre scorso si fossero impegnati nei confronti della comunità internazionale, con un “accordo fra gentiluomini”, a non far mancare il quorum. In sostanza, i sandinisti reclamavano 2 deputati in più dei 38 ottenuti, adducendo, ingiustificatamente dal punto di vista legale, che il CSE avrebbe assegnato a loro scapito i seggi di Boaco e della Regione Autonoma dell’Atlantico Sud (RAAS), due dipartimenti in cui l’FSLN è risultato sonoramente sconfitto, al punto da non raggiungere il coefficiente elettorale previsto per ottenere un seggio.
Il nuovo governoDopo essere stato ufficialmente proclamato presidente, il 3 dicembre, Enrique Bolaños ha dato a conoscere la lista dei ministri del suo governo. Vi abbondano i tecnocrati, gli imprenditori e, pure, funzionari dell’amministrazione uscente, ma non vi sono parenti o persone di stretta fiducia del presidente uscente. Tanto che si avvertono già i primi segnali di tensione all’interno del PLC, fra l’ala vicina ad Alemán, che ambisce al controllo del parlamento monocamerale, e il nuovo esecutivo. Fra gli imprenditori scelti da Bolaños figurano: Lucía Salvo, ministra della Sanità; Carlos Ulvert, nuovo ambasciatore negli Stati Uniti; il banchiere Marco Narváez, che sarà ministro dell’Industria e del Commercio. Ripescati dal governo Alemán sono: Mario de Franco, che diventa capo di gabinetto (in pratica, primo ministro); Eduardo Montealegre, già ministro degli Esteri che ora sarà ministro del Tesoro e del Credito Pubblico; Normán Calderas, già ministro dell’Industria e del Commercio che sarà il nuovo ministro degli Esteri; José Alan Guerra, invece, continuerà al ministero della Difesa – la nomina viene interpretata come un gesto di moderazione, non avendo fatto mistero lo stesso Bolaños, in passato, di voler sciogliere tale istituzione, in quanto “sandinista” –; Azucena Castillo, già viceministra dell’Industria e del Comercio, sarà la responsabile della Segreteria della presidenza; mentre Mario Arana continuerà alla guida della Segreteria Tecnica; Arturo Hardín sarà il nuovo ministro degli Interni (Gobernación); Augusto Navarro andrà al ministero dell’Agricoltura e Foreste – incarico che aveva occupato per qualche mese, facendo in tempo a criticare Alemán per i mega-salari elargiti ai suoi accoliti dal presidente, e per questo destituito –; Pedro Solórzano, già responsabile della campagna elettorale di Bolaños, sarà il nuovo ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture – è una delle scelte più ciriticate in quanto l’interessato non pare possedere conoscenze in questo campo –; Silvio de Franco, fratello del neo capo di gabinetto, sarà il ministro dell’Istruzione, della Cultura e dello Sport – ha fama di persona aperta e appare come il più “progressista” della compagine –.
Bolaños negli USADal 18 al 26 novembre, il presidente eletto Enrique Bolaños si è recato in visita ufficiale negli Stati Uniti. Il 19 è stato ricevuto a Washington dal presidente George W. Bush e il 21 dal segretario di Stato Colin Powell, che al termine dell’incontro ha dichiarato, rivolgendosi al presidente nicaraguense: «Gli ho assicurato che gli Stati Uniti saranno al suo fianco. Appoggeremo i suoi sforzi e faremo tutto il possibile per lavorare con le istituzioni finanziarie internazionali e altre organizzazioni al fine di creare le condizioni che permettano di incentivare gli investimenti privati in Nicaragua». Inoltre, è parsa significativa l’enfasi posta da Powell sul tema corruzione: «Abbiamo parlato dei suoi piani per risolvere i problemi economici del Nicaragua e, ciò che è più importante, abbiamo valutato il motivo centrale del perché è stato eletto: per portare in Nicaragua più democrazia, libertà, stato di diritto e porre fine alla corruzione». Bolaños, accompagnato dai futuri ministri del gabinetto economico, si è incontrato anche con dirigenti dell’Fondo Monetario Internazionale, del BID (Banco Interamericano de Desarrollo) e dell’AID (Agency for International Development).
Gli osservatori internazionaliLe elezioni del 4 novembre sono state super-osservate da circa 9.500 osservatori nazionali di vari organismi nicaraguensi, il più noto dei quali è il Gruppo Civico Etica e Trasparenza, che ne ha impiegati circa 5 mila. Inoltre, vi hanno partecipato circa 3 mila osservatori stranieri; i gruppi più numerosi: 160 dell’Unione Europea, 70 della Missione dell’Organizzazione degli Stati Americani, e 50 del Centro Carter. Si tratta di un numero doppio di osservatori rispetto alle elezioni del 1996 e cinque volte superiore a quello dei presenti alle elezioni del 1990. Alla vigilia del voto, hanno avuto un ruolo importante le dichiarazioni dell’ex presidente statunitense Jimmy Carter, che ha criticato le ingerenze di vari funzionari statunitensi, avverse al candidato dell’FSLN, mostrandosi «profondamente deluso» dalla politicizzazione e polarizzazione del CSE: «Tre magistrati sono totalmente leali all’FSLN, altri tre sono completamente leali al PLC e il presidente Roberto Rivas teoricamente è neutrale, ma non mi consta», ha affermato Carter.
Il Gruppo Civico Etica e TrasparenzaIl contributo degli osservatori elettorali è risultato decisivo per le operazioni di voto. Particolare fattore di stabilità è risultato, nelle settimane precedenti il voto, l’annuncio che Etica e Trasparenza avrebbe realizzato un conteggio rapido delle schede presidenziali in un 10% dei seggi (300 mila votanti). Tale computo, mai realizzato prima in Nicaragua, mirava ad evitare i brogli. La consegna dei risultati al CSE, alle 3 del mattino del 5 novembre, ha costituito un importantissimo contributo alla trasparenza e alla affidabilità dei risultati finali. Pianificato dall’esperto dell’Università di Toronto Neil Nevitte, e fonte di polemica per settimane perché il CSE aveva proibito di renderlo noto subito dopo gli fosse stato consegnato, il conteggio è risultato quasi perfetto, con un margine di errore di appeno lo 0,01-0,14% sui primi risultati dati a conoscere dal CSE dieci ore dopo.
La solita messa campale di ObandoIl primo novembre, il cardinale Obando y Bravo ha celebrato nel prato antistante la cattedrale di Managua una messa campale per la Pace in preparazione delle elezioni presidenziali. Nella sua omelia ha reiterato concetti già espressi dalla Conferenza Episcopale nella sua lettera pastorale sulle elezioni – su cui hanno insistito anche i sacerdoti dai pulpiti delle parrocchie – sottolineando come la capacità professionale, la probità morale e il comportamento familiare dei candidati fossero criteri fondamentali per decidere il voto. Il cardinale ha enfatizzato: «Nelle presenti circostanze crediamo che ci sia per chi votare e consideriamo indiscutibile il dovere di votare». Alla messa hanno assistito Enrique Bolaños e famiglia, e vari politici liberali. Ma vi hanno preso parte anche Daniel Ortega, con famiglia, e vari politici sandinisti. Ortega e sua moglie, Rosario Murillo, hanno applaudito i concetti dell’omelia del cardinale, nonostante essa fosse chiaramente orientata a sostenere Bolaños e screditare la storia politica, personale e familiare di Ortega. Alla messa non ha assistito, invece, il candidato conservatore Saborío: «Sono agnostico e mi batto per uno Stato laico, e siccome la messa era un atto politico cattolico, non ho considerato onesto parteciparvi», ha commentato.
La scelta di Antonio LacayoL’ultimo dei politici ad allearsi con l’FSLN, aderendo alla Convergenza Nazionale, è stato l’ex ministro della presidenza del governo Chamorro, Antonio Lacayo. Il 22 ottobre Daniel Ortega ha, infatti, annunciato che Lacayo sarebbe stato il ministro degli Esteri nel futuro governo dell’FSLN. Violeta Chamorro si è detta «sorpresa» dalla scelta del suo genero ed ha preso le distanze da questi. Lacayo ha dichiarato che a spingerlo ad un’alleanza con l’FSLN è stato il «nervosismo» che egli percepiva nel governo statunitense per una possibile vittoria di Daniel Ortega. A quella data, vari alti funzionari dell’amministrazione statunitense avevano criticato aspramente Ortega e altri dirigenti dell’FSLN, quali i candidati a deputato Tomás Borge e Álvaro Baltodano e il responsabile della strategia elettorale, Lenín Cerna. Nel messaggio in cui dichiarava di accettare l’incarico offertogli, Lacayo sintetizzava anche quale sarebbe stata la politica estera del nuovo governo, sostenendo fra l’altro: «La mia missione come ministro degli Esteri sarà quella, fra l’altro, di sviluppare fra Nicaragua e Stati Uniti le migliori relazioni che due paesi sovrani possono aspirare ad avere. Nel contesto del mondo che oggi ci tocca vivere, sarà mia responsabilità garantire la piena adesione del Nicaragua alla coalizione internazionale contro il terrorismo, nella quale saremo a fianco del popolo degli Stati Uniti».
Il declino del Partito ConservatoreIl PC ha partecipato alle elezioni dopo aver superato pressioni esterne e crisi interne che lo hanno indebolito come opzione elettorale. Il suo candidato presidenziale, Alberto Saborío, ha svolto un’austera, ma coerente campagna elettorale, invitando l’elettorato a lottare per l’istituzionalità come via per superare la povertà. Il PC ha ottenuto il 4% delle preferenze nelle schede per l’elezione dei deputati, ma meno in quelle presidenziali. Il che ha motivato il Consiglio Supremo Elettorale, senza aprire alcuna procedura come invece richiede la legge elettoale, a cancellargli la personalità giuridica. Saborío ha respinto la decisione: «Pretendono di imporre un bipartitismo malato che mantenga la polarizzazione e il voto di paura in eterno». Il PC ha annunciato che farà ricorso alla Corte Suprema di Giustizia. Il bipartitismo forzato dal patto ha danneggiato molto il PC sia nelle elezioni municipali che in quelle presidenziali. In tutte le strutture del potere elettorale il PC ha partecipato in condizioni di notevole disuguaglianza. Secondo Edgard Paguaga, dirigente conservatore e scrutatore nazionale del PC, nelle municipali «PLC e FSLN si sono messi d’accordo e ci hanno tolto 7 sindaci e oltre 40 consiglieri in tutto il paese». Nelle elezioni presidenziali, il PC ha reclamato 2 deputati, ma il CSE gliene ha riconosciuto soltanto 1, a Managua.
Caso Zoilamérica-DanielIl 18 ottobre (vedi bollettino scorso) la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) ha concesso la “ammissibilità” della denuncia presentata da Zoilamérica Narváez nell’ottobre 1999 contro lo Stato nicaraguense che le avrebbe negato la possibilità di avere giustizia, ritardando in maniera ingiustificata l’autorizzazione a procedere nei confronti di Daniel Ortega, accusato dalla stessa nel marzo ‘98 per abuso sessuale prolungato, durato 19 anni. Nel divulgare la decisione della CIDH, Zoilamérica Narváez ha ribadito il desiderio già espresso durante la campagna elettorale: che la sua denuncia e la sua storia non fossero manipolati elettoralmente, «né da quanti non attribuiscono importanza ai reati denunciati riducendoli a fatti di ambito privato, né da quanti oggi li strumentalizzano, ma in passato hanno taciuto rendendosi complici dell’impunità», in riferimento sia all’FSLN che al PLC. L’FSLN ha risposto alla risoluzione della CIDH con un comunicato di quattro paragrafi, in tre dei quali attribuiva alla CIDH intenzioni «distruttive». La denuncia di Zoilamérica è stata presente in tutta la campagna elettorale: l’hanno  ricordata spesso portavoce liberali – ma Bolaños soltanto in due-tre occasioni –, mentre ha cercato di coprirla invece la campagna elettorale dell’FSLN, diretta dalla madre di Zoilamérica, Rosario Murillo, che ha parlato dell’incesto come di una «tragedia privata» e ha proposto su stampa e tv immagini che accreditano Daniel Ortega come capo di una famiglia felice ed unita. In dicembre, a sorpresa, Ortega ha deciso di comparire in tribunale. Tuttavia, il processo – bollato come una farsa dai più – si è concluso in pochi giorni, con sentenza favorevole ad Ortega, essendo caduti in prescrizione i reati imputatigli.
Sport e politicaManagua sarà sede degli VIII Giochi Sportivi Centroamericani che si svolgeranno nel 2005. Concorreva a tale incarico anche Panamá, ma l’azione congiunta – il che pare una buona notizia nel clima politica nicaraguense – del sindaco della capitale, il sandinista Herty Lewites, e del neo presidente Enrique Bolaños, hanno giovato alla scelta del Nicaragua. Che dovrà ora costruire un “villaggio olimpico”, un complesso polisportivo, uno stadio per atletica e calcio capace di 40 mila posti a sedere, palazzetti per pallacanestro e pallavolo e un velodromo.
UraganiFra il 25 e il 30 ottobre, alla vigilia delle elezioni, la zona nord della Costa Atlantica è stata severamente colpita dalle piogge provocate da un’onda tropicale convertitasi poi nell’uragano Michelle, che nel suo passaggio per i Caraibi ha devastato anche Cuba. Secondo la Difesa Civile (equivalente della nostra Protezione Civile, ndr), il disastro è stato pari a quello provocato dall’uragano Mitch nel 1998, proprio di questi tempi. Bilancio: 20 morti e 40 mila sfollati, principalmente nelle località di Bilwi, Waspán, Rosita e dintorni. Le piogge hanno distrutto ponti e strade; sono andati persi circa 14 mila ettari coltivati a riso, fagioli, banane e yucca.

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