EL SALVADOR / Potrà l'FMLN vincere le elezioni (dopo l'11 Settembre)?
Articolo di Roberto Cañas, corrispondente di envío dal Salvador. Traduzione di Stefano Geroldi. Redazione di Marco Cantarelli.
Martedì 6 novembre scorso, le prime pagine dei due quotidiani mattutini di El Salvador annunciavano la vittoria elettorale di Enrique Bolaños in Nicaragua. Il presidente salvadoregno Francisco Flores ha prontamente chiamato al telefono il presidente eletto per congratularsi, e dichiarato: «Lavoreremo con il nuovo governo. Ciò che vogliono i nostri popoli sono democrazia e libertà, non vogliono tornare ad un regime totalitario nel quale devono fare la coda perché diano loro gli alimenti. Un progetto alla cubana, un progetto comunista, un progetto che cerchi di restringere le libertà non avrà più spazio in Centroamerica».
La “minaccia talibana”Fino a fine di ottobre, le elezioni in Nicaragua sono passate quasi totalmente inosservate dalla maggioranza della popolazione salvadoregna, mentre dirigenti di destra e di sinistra le seguivano con ansia. La destra avvertiva una “minaccia talibana sul Nicaragua”, riconosceva il fallimento della gestione del presidente Alemán e del governo corrotto che dirigeva, e vedeva in un’eventuale vittoria di Ortega una distorsione difficile da conciliare con la dinamica dei nuovi tempi. Agli occhi della destra, se Ortega avesse vinto, avrebbe dovuto scegliere fra due strade: mantenere i principi e i metodi del suo precedente regime, anche se magari con un altro stile; o tentare una riconversione del potere in senso neoliberistico. In entrambi i casi, la prognosi era riservata. Così, è stato con un profondo sospiro di sollievo che la destra salvadoregna ha accolto la notizia della vittoria di Bolaños.
Sollievo anche per ragioni economiche. I gruppi imprenditoriali salvadoregni sono sempre stati molto aggressivi nella loro espansione nel resto del Centroamerica. Sono noti gli affari che il presidente Alemán intrattiene con gruppi economico-finanziari salvadoregni nei settori peschiero e forestale. Da parte sua, Bolaños si è sempre sentito a casa sua in San Salvador e con il suo arrivo alla presidenza è prevedibile che per gli imprenditori salvadoregni aumentino le possibilità di fare affari in Nicaragua.
D’altro canto, il Fronte “Farabundo Martí” per la Liberazione Nazionale (FMLN) coltivava la speranza che una vittoria di Ortega rianimasse gli animi rivoluzionari nel Salvador in un momento in cui l’FMLN, come partito, è prigioniero di dispute sterili che gli stanno causando enormi costi politici. Secondo Rodolfo Cardenal, vicerettore della Università Centroamericana (UCA), «dall’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto dell’elettorato salvadoregno realizzato in ottobre, ARENA (l’Alleanza Repubblicana Nazionalista, di estrema destra, ndr) è a 16 punti e l’FMLN a meno di 8». Tali risultati niente hanno a che vedere con la dinamica dell’FSLN nel processo elettorale in Nicaragua, ma con le lotte interne all’FMLN nel Salvador. In questa situazione, alcuni nell’FMLN ritenevano che il successo di Ortega avrebbe dimostrato che la sinistra in Centroamerica ce la può fare sul piano elettorale.
L’FMLN non si aspettava la vittoria di Bolaños. Dopo il voto, Humberto Centeno, della corrente cosiddetta “ortodossa”, ha dichiarato: «I risultati delle elezioni nicaraguensi non avranno alcun influsso sull’FMLN», negando persino «che gli Stati Uniti abbiano fatto pressioni perché la gente non votasse per il Fronte Sandinista». Di parere opposto, Celina Monterrosa, della corrente cosiddetta “rinnovatrice”, che ha dichiarato: «La sconfitta di Daniel ci danneggia in termini dimostrativi». Inoltre, secondo Francisco Jovel, altro dirigente dell’FMLN, «oggi più che mai la sinistra in America Latina deve rinnovarsi», sostenendo che la sconfitta dei sandinisti è una lezione per la sinistra, che «deve presentare proposte nuove e volti nuovi».
Invero, va segnalato come ai settori più conservatori dell’FMLN siano sempre sembrati strani e urtanti alcuni atteggiamenti e comportamenti dei sandinisti, espressi nei cambiamenti di colori politici, slogan e discorsi. Per esempio, il responsabile delle relazioni internazionali dell’FMLN, Eugenio Chicas, si chiedeva per quale motivo l’FSLN abbia rinunciato alla sua immagine in campagna elettorale. O perché abbia stipulato alleanze che non gli hanno procurato valore aggiunto, con la ex Contra, con la Democrazia Cristiana, con Antonio Lacayo; meno ancora, il patto stretto dall’FSLN con lo stesso Arnoldo Alemán.
FSLN e FMLN: simili ma non ugualiAnche se l’FMLN e l’FSLN sono organizzazioni simili, non sono uguali. Fin dalle loro origini, hanno fatto registrare marcate differenze. Farabundo Martí si unì all’Esercito Difensore della Sovranità Nazionale di Augusto C. Sandino nelle montagne nicaraguensi: tuttavia, Martí era marxista mentre Sandino era nazionalista, e i due si separarono. Farabundo Martí tornò nel Salvador contribuendo alla fondazione del Partito Comunista alla fine degli anni ‘20.
Per quarant’anni il Partito Comunista del Salvador (PCS) è stata l’unica organizzazione di sinistra del paese. Perse quel monopolio quando dal suo seno uscì Salvador Cayetano Carpio per fondare una delle prime organizzazioni guerrigliere, le Forze Popolari di Liberazione (FPL), che insieme ad un’altra organizzazione guerrigliera, l’Esercito Rivoluzionario del Popolo (ERP), composto da ex aderenti alla gioventù comunista e democristiana, iniziarono la lotta armata nel paese. Successivamente si formarono altre tre organizzazioni guerrigliere, con differenti origini ideologiche ed organizzative; quindi, nell’ottobre 1980, le cinque organizzazioni diedero vita all’FMLN. Ciò che le univa fu l’acuirsi del conflitto sociale esistente nel paese, che preludeva allo scoppio di un conflitto armato. Fin dall’inizio degli anni ‘70 la via elettorale per arrivare al potere politico era ormai vanificata nel Salvador. L’unità dell’FMLN sorge e si consolida per condurre una lotta politico-militare, che si generalizzò in tutto il paese con l’offensiva del 10 gennaio 1981.
Unità di vertici durante la guerraA partire dal 1981, la guerra dominò tutto lo scenario politico. L’unità dell’FMLN era meramente di vertice. Sui distinti fronti di guerra agivano cinque organizzazioni distinte, con cinque gruppi dirigenti e cinque schemi organizzativi militari e politici differenti. Ciascuna partecipava dal suo punto di vista particolare e le sintesi si raggiungevano dopo estenuanti discussioni fra i cinque massimi dirigenti.
All’interno dell’FMLN le organizzazioni che dirigevano il coro erano quelle più sviluppate militarmente. La discussione dominante riguardava la strategia militare: se si dovesse operare in piccole unità – concezione più guerrigliera – o in grandi raggruppamenti come battaglioni e brigate.
Tuttavia, dalla sua nascita, l’FMLN è vittima di una tara: la tendenza a discutere e ridiscutere i temi di interesse in interminabili riunioni. Solamente nella negoziazione degli accordi di pace, obbligato dalle circostanze ad assumere una posizione unica giorno dopo giorno al tavolo del negoziato, l’FMLN si mostrò brillante nel prendere decisioni, proponendo accordi realistici che facevano avanzare il negoziato.
Un conflitto armato di più di dieci anni ha permesso all’FMLN di convertirsi in un partito legale e di poter partecipare alle elezioni. La partecipazione della sinistra nell’arena legale è stato il fenomeno più innovativo nel sistema politico salvadoregno. Dopo la firma degli accordi di pace nel 1992, l’FMLN ha dovuto affrontare una transizione molto difficile: cambiare strutture e forze pensate per la guerra in strutture e forze adatte alla lotta elettorale; ciò ha generato molte tensioni.
Una transizione difficileIl riaccomodamento in tempo di pace di dirigenti e militanti dell’FMLN non è stato rapido, né semplice. Molti combattenti hanno accolto la pace, convinti che tanti sforzi e sacrifici fossero stati ricompensati da risultati molto scarsi. L’idea di una vittoria militare che permettesse di passare alla costruzione del socialismo, sostituendo il mercato con un’economia pianificata e la propietà privata con la propietà sociale era molto diffusa, e il fatto di non raggiungere queste mete ha causato molte frustrazioni e dissapori. Oggi, sono molti i vecchi militanti che non provano alcun interesse a partecipare alla lotta elettorale.
L’FMLN guarderebbe al futuro immediato con più chiarezza se assumesse il mercato come una realtà inevitabile, almeno nel breve e medio periodo, e sviluppasse strategie politiche d’accordo con questa realtà. Strategie che possano correggere le imperfezioni del mercato, combattere i monopoli e controllare gli oligopoli, e dare impulso ad una politica fiscale progressiva nella quale chi più ha e guadagna paghi progressivamente più imposte: tutto ciò farebbe fare grandi passi avanti al paese.
Nonostante tutto, un buon risultatoCiononostante, se analizziamo la tendenza elettorale dell’FMLN a partire dal 1994 – data in cui partecipò per la prima volta a un evento elettorale – i risultati non sono niente male. I numeri mostrano un partito in crescita elettorale: l’FMLN ha ottenuto 287.881 voti nel 1994 e 369.709 nelle elezioni parlamentari tre anni dopo, conquistando la maggioranza parlamentare nel 2000. In meno di 10 anni, l’ FMLN ha dunque aumentato di oltre il 63% il suo peso elettorale. Nelle ultime elezioni, ha raccolto il 35,22% dei voti. A votare FMLN è, soprattutto, la popolazione urbana.
La crescita elettorale dell’FMLN si spiega con il desiderio del popolo salvadoregno dopo anni di governo di ARENA che hanno sprofondato il paese in una povertà e una disuguaglianza crescenti, spingendo ad emigrare due milioni di salvadoregni, che oggi vivono negli Stati Uniti, data l’incapacità del sistema di dare loro opportunità di lavoro, entrate e una vita degna.
Le elezioni nell’orizzonte di ARENANonostante la notevole crescita elettorale e il fatto di essere la prima forza di opposizione del paese, il panorama elettorale per l’elezione di deputati e sindaci del 2003 e per le presidenziali del 2004 si presenta molto incerto. Le dispute intestine nell’FMLN stanno comportando un enorme costo politico; se non saranno affrontate in tempo potrebbero portare la sinistra a una sconfitta elettorale nelle prossime elezioni.
ARENA sembra essersi mossa prima e meglio dell’FMLN in questo senso: ha unificato il partito ed eletto un nuovo coordinatore e un consiglio nazionale (COENA). Come dice René Figueroa, capogruppo parlamentare dell’estrema destra, ARENA è già in campagna per il 2003: «Il nuovo COENA non vuole perdere tempo; ha già iscritto i suoi 29 deputati in commissioni di lavoro per le elezioni del 2003 e del 2004». Preparandosi al meglio, ARENA minaccia di riprendersi la maggioranza in parlamento e tornare a governare nei principali centri del paese, in particolare la capitale San Salvador. Nuovo coordinatore di ARENA è Roberto Murray Meza, presidente del gruppo economico AGRISAL, padrone di tutta la birra e l’acqua imbottigliata che si consuma nel paese, ed inoltre rappresentante della Mercedes Benz, fra le sue altre attività economiche. Come fedele rappresentante dell’uso patrimonialista dei beni dello Stato, si propone di mantenere ARENA al potere per assicurare stabilità e crescita ai propri affari.
ARENA si sta dunque preparando per bene alle prossime elezioni: è al governo, in alleanza coi gruppi economico-finanziari più forti del paese; investirà tutto il denaro necessario per vincere; e conta sul sicuro appoggio dei padroni dei mass-media che plasmano l’opinione pubblica.
FMLN: lotte, divisioni e polemicheIl dibattito interno all’FMLN, tra “ortodossi” e “rinnovatori”, sembra eterno tanto è lungo e senza uscita. Ricorda Rubén Zamora: «Al momento della sua fondazione e durante lo sviluppo della lotta armata la definizione ideologica dei componenti del FMLN era esplicita e chiaramente marxista». Tuttavia, quando nel 1992 si propone la legalizzazione del FMLN come partito che compete per il governo per la via elettorale, la definizione ideologica si modifica: gli statuti definiscono l’FMLN senza riferimento alcuno al marxismo-leninismo, né si propongono in alcun modo il socialismo come obiettivo.
Nel settembre 1993, le differenze tra le cinque organizzazioni che integravano l’FMLN si acuirono: l’Esercito Rivoluzionario del Popolo (ERP) proclamò la sua adesione alla socialdemocrazia e insieme alla Resistenza Nazionale (RN) cercò una ridefinizione degli statuti e dei postulati ideologici del Fronte.
Davanti all’impossibilità che il partito accettasse le loro tesi, l’ERP e la RN abbandonarono l’FMLN nel dicembre 1994, adducendo che l’FMLN non avesse più futuro come forza elettorale nel quadro della democrazia rappresentativa.
Nel 1995, il riferimento al socialismo tornò a comparire nei testi ufficiali del partito: in una risoluzione del Consiglio Nazionale si definiscono quattro caratteristiche ideologiche del tipo di partito che vuole essere l’FMLN: «pluralista, democratico, rivoluzionario e socialista».
Successivamente, si prese a dire che l’FMLN doveva trasformarsi in un partito di correnti. Oggi, gli appelli alla concertazione e all’unità del partito si producono nel mezzo di una diatriba che il popolo non capisce, mentre il partito non si orienta a dare risposta alle necessità più urgenti della gente. Nel dibattito attuale dell’FMLN, sembra che nessuno si preoccupi di cercare alternative possibili per superare l’enorme diseguaglianza socioeconomica esistente nel paese dove, secondo l’ultimo rapporto del Programma Mondiale Alimentare, il 20% più ricco si accaparra oltre il 50% delle entrate totali, mentre al 20% più povero va meno del 4%. I salvadoregni più ricchi registrano entrate quasi 15 volte più alte di quelle dei più poveri. Tuttavia, il dibattito interno all’FMLN pare lontano anni luce da questa e da altre crude realtà del paese.
Ortodossi, rinnovatori, istituzionalistiLa semplificazione del dibattito tra “rinnovatori” e “ortodossi” all’interno del FMLN è amplificata dalla stampa, che pretende con ciò di attaccare l’FMLN nel suo insieme e fare in modo che faccia presa tra la popolazione questa opinione: “Se i membri di questo partito non riescono a mettersi d’accordo tra di loro, come potranno mai giungere ad una concertazione col resto della società? Ciò dimostra che non sono pronti per governare il paese”.
Gli “ortodossi” si raggruppano nella Corrente Rivoluzionaria Socialista: in maggioranza provengono dalle fila del Partito Comunista, ma vi aderiscono anche ex membri delle FPL. Propugnano un partito unico di classe, senza tendenze, retto dal centralismo democratico, e condotto da una ”avanguardia rivoluzionaria” che deve garantire la stabilità, la coesione interna e la purezza del progetto.
Dall’altro lato, il Movimento Rinnovatore intende il FMLN come un partito interclassista e pluralista in senso ideologico nella diversità delle tendenze socialiste e democratiche, composto da correnti o da altre forme di integrazione.
Fra queste due tendenze sono sorti gli “istituzionalisti” che lottano per l’unità del partito, invocano la disarticolazione dei gruppi creati all’interno del partito, e li invitano a firmare un documento di impegno in questo senso.
Ortodossi e rinnovatori differiscono quanto alla strategia elettorale. I primi non ritengono conveniente cercare di vincere le elezioni presidenziali perché sentono che, in caso di vittoria, si troverebbero ad amministrare la crisi provocata dal modello neoliberista imposto; pertanto, preferiscono stare all’opposizione.
I secondi aspirano, invece, a vincere le elezioni, perché «per quanto stretti siano i margini, esiste sempre la possibilità di scegliere e sempre esiste la responsabilità di decidere».
Il candidato Héctor SilvaNonostante manchi ancora molto al marzo 2004, data prevista per le elezioni presidenziali, in un paese dove i candidati pesano più dei loro programmi elettorali, si dice da tempo che la miglior carta di cui dispone l’FMLN per una candidatura presidenziale vincente sia quella del sindaco di San Salvador, Héctor Silva. Medico, uscito dalla Democrazia Cristiana vent’anni fa per formare il Movimento Popolare Socialcristiano, da allora è stato alleato dell’FMLN. Ultimamente, per necessità statutarie, ha preso la tessera del partito, poiché per candidarsi quella era la condizione. Silva ha già preso posizione nel dibattito interno ed è impegnato nel raggruppamento “istituzionalista”.
Silva non suscita tanti anticorpi nella società salvadoregna come il comunista Schafik Handal. Silva proviene da una famiglia benestante dell’Oriente del paese, ha modi gentili, veste bene, parla inglese e ha studiato negli stessi collegi dei suoi avversari della destra. Per arrivare a essere un candidato con possibilità di successo, in un contesto dove il voto del FMLN non è sufficiente, deve essere capace di dare vita ad un’ampia alleanza politico-sociale che affronti con successo la “macchina” elettorale di ARENA. Per questo, Silva è fautore di una politica di “realismo concertato”.
Le amministrazioni localiAvendo durata diversa i mandati, solo di tanto in tanto le elezioni municipali e parlamentari coincidono con quelle presidenziali. Nel 2003 ci saranno, quindi, le elezioni municipali e legislative ed un anno dopo quelle presidenziali. I risultati delle elezioni delle prime saranno determinanti per il risultato delle presidenziali, supponendo che in un solo anno è più difficile riparare ad una precedente sconfitta elettorale.
In ambito locale, l’FMLN governa oggi in un’importante numero di consigli municipali. La sua gestione registra livelli diversi di successo, dal momento che amministrare un governo locale con un bilancio limitato non consente di fare molto. Dove l’FMLN ha ottenuto un certo successo è nella promozione della participazione cittadina, nell’ammordenamento dell’amministrazione municipale e nella trasparenza nella gestione dei fondi pubblici: il che non è poco.
Come in altri paesi, anche nel Salvador il penultimo gradino della scala alla presidenza della Repubblica è stata il municipio di San Salvador. Così è stato per Napoleón Duarte, sindaco democristiano della capitale varie volte e poi presidente. E così è successo anche con Armando Calderón Sol, di ARENA. Héctor Silva lo sa e sta terminando il suo secondo mandato di sindaco della città più complessa del paese. L’approvazione di prestiti del Banco Interamericano de Desarrollo (BID) in discussione nell’Assemblea legislativa e per i quali Silva si sta battendo, è indispensabile per finanziare vari progetti di impatto con i quali il sindaco pretende di concludere con successo la sua gestione.
Il classico “che fare?”In una situazione economica così critica, nel contesto di una congiuntura internazionale tanto complicata, vincere le elezioni presidenziali non sarà facile per l’FMLN. Dovrà recuperare la credibilità perduta per la sua incapacità di gestire dispute interne che consumano le sue energie in dibattiti interminabili (vedi riquadro, ndr). Dovrà sviluppare la capacità di costruire alleanze ed accumulare forze, sfide nelle quali ha perso molto terreno. E capire che mentre la visione socialista resta confinata in un orizzonte utopico, oggi è prioritario costruire la democrazia e cercare soluzioni effettive ai problemi della povertà e dell’acuta diseguaglianza economico-sociale.