«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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CENTROAMÉRICA / 11 Settembre

A seguito degli attentati negli Stati Uniti, i presidenti di Costa Rica, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Honduras e Belize si sono riuniti il 19 settembre scorso, nell’istituto Zamorano in Honduras, e hanno emesso la Dichiarazione in otto punti intitolata “Centroamerica unita contro il terrorismo”, che non ha mancato di suscitare polemiche in alcuni suoi passaggi. I paesi centroamericani si impegnano a migliorare e facilitare lo scambio di informazioni riguardanti il terrorismo fra gli stessi e con gli Stati Uniti.

Di Marco Cantarelli.

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MÉXICO / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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NICARAGUA / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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CUBA / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di María López Vigil.

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EL SALVADOR / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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GUATEMALA / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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HONDURAS / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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COSTA RICA / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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PANAMÁ / Notiziario

Di Marco Cantarelli, su note di envío.

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NICARAGUA / La crisi del caffè: storia, problemi e prospettive

Sono passati esattamente 120 anni da quando, la mattina dell’8 agosto 1881, circa tremila indios, armati di frecce e schioppi, circondarono la città di Matagalpa, nel nord del Nicaragua, per esigere l’abolizione del lavoro forzato: «Non sopportiamo più la feroce frusta che ci opprime (...)
Non un solo uomo lavorerà più per niente (...) Siccome questi signori vedono che siamo indios, ci vogliono tenere sotto il giogo, ma da oggi non lo sopportiamo più». Arrivarono a migliaia e la sera molti altri se ne aggiunsero. Scesero dalle cañadas – così gli indigeni chiamavano i propri villaggi –, illuminando le loro bianche cotonas (camice senza collo che si portano come magliette, ndr) con fiaccole di ocote (una specie di pino ricca di resina, ndr). Nei tre giorni che seguirono, quel numeroso quanto improvvisato esercito indigeno si scontrò con la popolazione ladina, prese controllo della maggior parte della città e si rese protagonista della più violenta sollevazione indigena della storia nicaraguense del XIX secolo.

Articolo di José Luis Rocha, ricercatore di Nitlapán-UCA. Ha collaborato alla traduzione Giordano Golinelli. Redazione di Marco Cantarelli.

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