«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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MÉXICO / Passo falso

Doccia fredda sulle speranze di pace in Chiapas: il congresso messicano approva una legge sulla questione indigena, che nella sostanza nega gli accordi di San Andrés, raggiunti cinque anni fa fra indigeni zapatisti e governo, ma poi disattesi da quest’ultimo. Al Senato, una sinistra (o quel che ne che resta) “distratta”, emenda in parte alcuni articoli, ma alla fine vota il testo presentato dal presidente Fox e la legge passa all’unanimità. Alla Camera, invece, il PRD (Partido de la Revolución Democrática) corregge la sua posizione e vota contro, insieme ad altre forze minori. La legge viene, comunque, approvata con 386 voti a favore, 60 contro e 2 astensioni. Per gli zapatisti, reduci dalla trionfale Marcia dei Colori della Terra, e per tutti gli indigeni messicani è una beffa: quella legge non salderà il debito storico che la nazione messicanaha con le sue radici più antiche ed autentiche. Torna a salire la tensione in Chiapas, ma non solo.

Dal nostro corrispondente Jorge Alonso Sánchez. Traduzione e redazione italiana di Marco Cantarelli.

A fine aprile, il congresso messicano ha approvato la legge sui diritti e sulla cultura indigeni. Quella che in un primo momento era stata interpretata dai simpatizzanti della causa indigena in tutto il mondo come una grande vittoria legislativa, giunta al culmine di una serie di iniziative condotte dal movimento zapatista nelle ultime settimane, soprattutto con la Marcia della Dignità, si è rivelata, però, subito un rovescio.
La legge è stata prontamente respinta dall’EZLN (Ejercito Zapatista de Liberación Nacional), che ha sospeso il dialogo con il governo Fox, e dal Congresso Nazionale Indigeno, l’istanza che rappresenta tutti (o quasi) i popoli indigeni messicani. Anche il PRD e altre forze politiche e sociali progressiste, l’hanno respinta. Tuttavia, – almeno mentre scriviamo, ndr – la legge non è stata promulgata, né confermata dai congressi – cioè, i parlamenti, ndr –  dei vari Stati del México, dove il PRI (Partido Revolucionario Istitucional, per oltre 70 anni al potere centrale, ndr) e il PAN (Partido de Acción Nacional, che ha vinto le elezioni del luglio scorso e da dicembre governa il paese, ndr) hanno la maggioranza e probabilmente la ratificheranno.
Da parte sua, la Commissione di Concordia e Pacificazione (COCOPA, creata dal parlamento per mediare nel conflitto e artefice di un progetto di legge, accettato dagli zapatisti, ma respinto dal governo e dallo stesso congresso, ndr)  ha dichiarato che si batterà per modificarla.
Tre erano i progetti di legge sul tavolo prima che venisse approvata la polemica legge. Quello della COCOPA, che recepiva il punto di vista dei popoli indigeni ed si muoveva nel solco degli accordi di San Andrés, raggiunti fra il governo dell’allora presidente Ernesto Zedillo e l’EZLN; il progetto di Zedillo, che aveva modificato la bozza di legge della COCOPA; e il terzo progetto, oggi approvato, elaborato dal Senato messicano, in sintonia con le posizioni espresse dal neo presidente della Repubblica Vicente Fox.
Quattro sono i principali punti di dissenso della legge approvata. Eccoli.
Primo
Proposta COCOPA
Le comunità indigene sono considerate «enti di diritto pubblico».

Proposta Zedillo
Le comunità indigene sono considerate «soggetti di interesse pubblico».

Legge approvata
Le comunità vengono riconosciute come «enti di interesse pubblico».

Commento
In sostanza, fra la COCOPA e Zedillo, il Senato ha optato per il testo formulato da quest’ultimo. Cosa implica tale differenza? Il riconoscimento delle comunità come soggetti di diritto pubblico, nella legge COCOPA, implicava che esse fossero parte dello Stato. Nella legge Zedillo, oggi avallata dal congresso, le comunità vengono assimilate a quella catena di negozi in cui fino a qualche tempo fa lo Stato messicano vendeva granaglie a prezzi calmierati per i contadini più poveri. Ciò contraddice il paragrafo 1 dell’articolo 2 della stessa legge, dove si legge: «La nazione ha una composizione multiculturale che si poggia originariamente sui suoi popoli indigeni». Come si possa affermare ciò e poi riconoscere ai popoli indigeni uno status giuridico simile a quello citato, è un paradosso che sembra sfuggito al congresso messicano.
Secondo
Proposta COCOPA
Nella legge COCOPA si proponeva il diritto di «accedere in maniera collettiva all’uso e allo sfruttamento delle risorse naturali delle loro terre e dei loro territori, intesi quest’ultimi come la totalità dell’habitat che i popoli indigeni usano e occupano, salvo quelli il cui dominio diretto corrisponde alla Nazione».

Proposta Zedillo
Al riguardo, la legge Zedillo riconosceva il diritto di «accedere all’uso e allo sfruttamento delle risorse naturali delle loro terre, rispettando le forme, le modalità e i limiti stabiliti per la proprietà da questa Costituzione e dalle leggi».

Legge approvata
L’articolo approvato sancisce, dunque, il diritto di «Accedere, con rispetto alle forme e modalità di proprietà e possesso della terra stabilite in questa Costituzione e alle leggi della materia, così come ai diritti acquisiti da terzi o da integranti della comunità, all’uso e allo sfruttamento preferenziale delle risorse naturali dei luoghi che abitano e occupano le comunità, salvo quelli che corrispondono alle aree strategiche, nei termini di questa Costituzione».

Commento
Su questo punto, senza dubbio, la legge Zedillo ha pesato più di quella COCOPA. Il concetto di territorio, chiave per capire e definire l’autonomia, scompare dal testo legale. Con l’esclusione di questo concetto, lo spazio geografico in cui l’autonomia possa essere esercitata viene limitato al massimo, violando così gli accordi di San Andrés, secondo i quali tutta la problematica relativa al possesso della terra avrebbe dovuto essere discussa al “Tavolo Tre” su Giustizia e Sviluppo.
Terzo
Proposta COCOPA
La legge COCOPA recitava: «Si rispetterà l’esercizio della libera autodeterminazione dei popoli indigeni in ognuno degli ambiti e livelli in cui facciano valere la loro autonomia, potendo comprendere uno o più popoli indigeni, d’accordo alle circostanze particolari e specifiche di ogni entità federativa. Le comunità indigene come enti di diritto pubblico e i municipi che riconoscano la loro appartenenza ad un popolo indigeno, avranno la facoltà di associarsi liberamente al fine di coordinare le loro azioni».

Proposta Zedillo
Nella legge Zedillo, invece, si leggeva: «Le comunità dei popoli indigeni come entità di interesse pubblico e i municipi con popolazione maggioritariamente indigena, avranno la possibilità di associarsi liberamente al fine di coordinare le loro azioni, rispettando sempre la divisione politico-amministrativa in ogni entità federativa».

Legge approvata
La legge approvata sancisce: «Le comunità indigene, nell’ambito municipale, potranno coordinarsi e associarsi nei termini e per gli effetti previsti da questa legge».

Commento
Su questo punto, si va addirittura indietro rispetto alla legge Zedillo. Scompare, infatti, la possibilità di associarsi in termini regionali, limitando l’associazione ai municipi esistenti; viene annullato così un meccanismo che rappresentava, potenzialmente, l’unica garanzia di ricostituzione dei popoli indigeni dopo oltre 500 anni di frammentazione ed emarginazione. Eliminare questa garanzia rappresenta una beffa per i popoli indigeni. Quarto
Proposta COCOPA
Nella legge COCOPA si diceva: «Per stabilire la demarcazione territoriale dei distretti uninominali e le circoscrizioni plurinominali, si dovrà tenere conto della ubicazione dei popoli indigeni, al fine di assicurare la loro partecipazione e la rappresentanza politica in ambito nazionale».

Proposta Zedillo
La legge Zedillo recitava: «Per stabilire la demarcazione territoriale dei distretti elettorali uninominali, si dovrà tener conto della ubicazione dei popoli indigeni, al fine di assicurare la loro partecipazione e rappresentanza politiche nell’ambito nazionale».

Legge approvata
Nella legge approvata, nel terzo articolo transitorio, si legge: «Per stabilire la demarcazione territoriale dei distretti uninominali si dovrà tenere in considerazione, quando sia fattibile, l’ubicazione dei popoli e delle comunità indigene, al fine di propiziare la loro partecipazione politica».

Commento
Anche qui la legge approvata appare più arretrata della stessa legge Zedillo. Non solo perché è contraria a che i popoli indigeni, che sono la base originaria della Nazione, abbiano una rappresentanza specifica attraverso una circoscrizione plurinominale propria, ma perché ormai si «dovrà tener conto della ubicazione dei popoli indigeni» solo quando ciò «sia fattibile»...
Scherzo di pessimo gustoQuando Ernesto Zedillo presentò la sua proposta dichiarò che la legge COCOPA era stata ripresa all’85%. Il problema, allora, era che quel restante 15% conteneva la parte centrale del progetto di autonomia indigena. Ora, di fronte alla legge approvata nel Congresso si può dire che la legge COCOPA viene ripresa soltanto in un 80%, un 5% in meno della legge Zedillo, ma il restante 20% rappresenta la colonna vertebrale dell’autonomia indigena. Tale omissione non può essere sostituita da formulazioni generali e astratte sull’autonomia o con una proposta assistenzialistica da parte del governo – a questa, tra l’altro, è dedicato tutto il capitolo B della legge –, che è una vergogna sia stata inserita nel testo della Costituzione, anche perché questa era la piattaforma politica del PRI, il partito-Stato uscito sconfitto dai messicani il 2 luglio.
È davvero un peccato che ancora una volta il Senato, che si è negato ad ascoltare gli zapatisti e i delegati del Congresso Nazionale Indigeno, e la Camera dei Deputati abbiano voltato le spalle ai popoli indigeni del México. L’idea che con la legge approvata si chiuda una ferita storica non è solo peregrina, ma appare una battuta di pessimo gusto. Se questa legge verrà promulgata, può darsi che il governo creda di aver sbrigato una pratica, ma non saranno stati risolti i gravi problemi degli oltre 10 milioni di indigeni messicani, mentre i diritti e la cultura indigeni continueranno ad essere un problema aperto per la nazione.   

 

Pronunciamento del Congresso Nazionale Indigeno
Il primo maggio scorso, il Congresso Nazionale Indigeno ha così motivato il proprio rifiuto della legge approvata dal Congresso messicano. Riproduciamo integralmente il documento diffuso.
  • Considerando che 509 anni di storia hanno significato per i nostri popoli originari sfruttamento, discriminazione e povertà, e che la Nazione messicana, nata dal nostro seme e dai nostri cuori è stata edificata dai potenti, negando la nostra esistenza e il nostro supremo diritto a seguire il nostro cammino, senza che ciò significhi rinnegare la patria fondata con il nostro sangue.
  • Ricordando che gli Accordi di San Andrés sui Diritti e sulla Cultura Indigena, firmati il 16 febbraio 1996, corrispondono solo al Primo Tavolo di Dialogo fra Governo Federale ed Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e sono impegni e proposte comuni che entrambe le parti hanno concordato per garantire una nuova relazione fra i popoli indigeni del paese, la società e lo Stato. E che queste proposte comuni, da inviare alle istanze di dibattito e decisione nazionale, sono state raccolte dalla Commissione di Concordia e Pacificazione – formata da legislatori dei diversi partiti politici nazionali – in un testo legale che è stato presentato come Iniziativa di Riforma Costituzionale, che è stata accettata sia dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) che dal Congresso Nazionale Indigeno il 29 novembre 1996, non senza segnalare le omissioni che presentava e riconoscerla come il primo passo per il riconoscimento costituzionale dei nostri diritti.
  • Riconoscendo che gli accordi di San Andrés, così come la loro traduzione giuridico-costituzionale, che si esprime della Iniziativa di Riforma Costituzionale elaborata dalla Commissione di Concordia e Pacificazione (COCOPA), riflettono il consenso maggioritario dei popoli indigeni del México, del governo e della società nazionale in materia di diritti e cultura indigena.
  • Considerando che il riconoscimento istituzionale dei diritti e della cultura indigena, secondo l’iniziativa della COCOPA, come parte dei tre segnali richiesti dall’EZLN, è il passo deciso per la costruzione di una pace giusta e degna in Chiapas.
  • Considerando che la Marcia dei 1.111 Zapatisti a Ciudad de México, nel settembre 1997, e i risultati della Consulta Nazionale sui Diritti e Cultura Indigena, realizzata nel marzo 1999, hanno ratificato il consenso nazionale che rappresentano gli Accordi di San Andrés e l’Iniziativa di Riforma Costituzionale elaborata dalla COCOPA.
  • Ricordando che i nostri popoli, convocati e riuniti nel Terzo Congresso Nazionale Indigeno, realizzato a Nurío, Michoacán, nei giorni 2, 3 e 4 marzo di quest’anno, hanno accordato in forma unanime di esigere: il riconoscimento costituzionale dei diritti dei popoli indigeni come soggetti di diritto, in sintonia con l’iniziativa della COCOPA; il riconoscimento costituzionale del nostro inalienabile diritto alla libera determinazione, espresso nell’autonomia come parte dello Stato messicano; il riconoscimento costituzionale dei nostri territori e terre ancestrali che rappresentano la totalità del nostro habitat dove riproduciamo la nostra esistenza materiale e spirituale come popoli.
  • Osservando che sia il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, come il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, entrambi con rango di Legge Suprema nel nostro paese, stabiliscono che tutti i popoli hanno il diritto di libera determinazione e che in virtù di tale diritto stabiliscono liberamente la loro condizione politica e forniscono allo stesso tempo il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
  • Osservando, inoltre, che il l’Accordo 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sui Popoli Indigeni e Tribali in Paesi Indipendenti, anch’esso con rango di Legge Suprema in México, secondo il nostro ordine costituzionale vigente, stabilisce il diritto dei nostri popoli per assumere il controllo delle proprie istituzioni e forme di vita e del loro sviluppo economico, per mantenere e rafforzare le loro identità, lingue, territori e risorse naturali, nel quadro dello Stato in cui vivono.
  • Denunciando che, ancora una volta, della nostra parola e del nostro sentire si sono burlati e scherniti i potenti; che la voce antica dei nostri popoli e la voce maggioritaria della società messicana espressa durante febbraio, marzo e aprile dell’anno 2001 nella Marcia per la Dignità Indigena che ha guidato l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale non viene ascoltata da quanti si dicono depositari della volontà popolare; che gli interessi politici ed economici di quanti detengono il potere pretendono, ancora una volta, che i popoli più antichi di queste terre, i nostri popoli, i popoli indigeni, restino indietro, senza essere riconosciuti nei loro diritti fondamentali, vittime della spoliazione, dell’etnocidio e dell’integrazione forzata ad un progetto di nazione alieno alla nostra storia e al nostro sentire, che oggi cerca di strapparsi tutto a tutte e tutti.
  • I popoli, le comunità e le organizzazioni che fanno parte del Congresso Nazionale Indigeno manifestano che:
  • Primo – Respingiamo nettamente l’Iniziativa di Legge Indigena approvata dal Congresso dell’Unione, perché non solo violenta la volontà del popolo ed è incostituzionale, ma risulta profondamente regressiva al disconoscere i diritti fondamentali dei nostri popoli, consegnati nella propria Costituzione, così come negli Accordi, Patti e Trattati Internazionali che il México ha sottoscritto e che hanno rango di Legge Suprema secondo il nostro ordine costituzionale vigente. In maniera speciale, l’Iniziativa approvata incorpora in forma parziale e distorta alcuni concetti e diritti consegnati nel Accordo 169 della OIL, e ne omette molti altri, pure fondamentali.
  • Secondo – L’Iniziativa della Legge Indigena approvata da quanti dicevano di rappresentare la volontà popolare non recepisce lo spirito, né la lettera degli Accordi di San Andrés e modifica in forma sostanziale l’Iniziativa di Riforma Costituzionale elaborata dalla COCOPA, quando segnala che il riconoscimento dei popoli e comunità indigene sarà fatto nelle Costituzioni e leggi degli Stati, il che implica, in realtà, non realizzare il riconoscimento costituzionale dei nostri popoli e dei suoi diritti. L’iniziativa approvata rappresenta un ostacolo perché sia ripreso il dialogo fra il Governo Federale e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale al fine di costruire una pace giusta e dignitosa. Il voto dei legislatori non è stato un voto per la pace.
  • Terzo – Questa controriforma costituzionale rappresenta una beffa per i nostri popoli ed una offesa maggiore per la società messicana, che ha deciso di appoggiare la nostra giusta causa, perché lascia in mano delle Entità Federative la definizione delle caratteristiche dell’autonomia indigena e dei meccanismi per la sua realizzazione, annullando i nostri diritti alla libera determinazione, espressi nella autonomia nel quadro dello Stato messicano e le aspirazioni dei nostri popoli per la loro piena ricostituzione.
  • Quarto – L’iniziativa approvata riduce l’applicazione dei nostri diritti relativi all’autonomia all’ambito municipale, non risolve la questione dell’accesso e della gestione delle risorse municipali che corrispondono ai nostri popoli, e rende possibile la costruzione di autentiche riserve indigene municipali.
  • Quinto – La controriforma costituzionale concede alle comunità indigene, in forma caritatevole e pietistica, il carattere di entità di interesse pubblico e non di diritto pubblico, come stabilisce l’Iniziativa della COCOPA affinché, all’interno della struttura dello Stato ed essendo pienamente riconosciuta la loro personalità, esse e i municipi che riconoscano la loro appartenenza ad un popolo indigeno, possano associarsi liberamente al fine di coordinare le loro azioni. La controriforma costituzionale omette di garantire l’esercizio della libera autodeterminazione dei popoli indigeni in ognuno degli ambiti e livelli in cui facciano valere la loro autonomia, potendo questa comprendere uno o più popoli indigeni, d’accordo con le circostanze particolari e specifiche di ogni entità federativa.
  • Sesto – Nella Iniziativa approvata si omette la possibilità di ridisegnare i confini municipali dei territori in cui sono insediati i popoli indigeni e il fatto che la riorganizzazione territoriale dei distretti uninominali, al fine di propiziare la partecipazione politica dei popoli indigeni, si lasci ad un articolo transitorio, non fa che affermare il carattere illusorio e regressivo della riforma costituzionale imposta.
  • Settimo - L’iniziativa approvata dal Congresso dell’Unione disconosce, nella parte relativa ai territori dei nostri popoli, il quadro legale già stabilito dall’Accordo 169 della OIL, e non riconosce le nostre terre e territori secondo i concetti recepiti in tale accordo. Il termine “territori” è grossolanamente sostituito da quello di “luoghi”, per la qual cosa veniamo privati dello spazio fisico immediato per l’esercizio della nostra autonomia e per la riproduzione materiale e spirituale della nostra esistenza.
  • Ottavo - La Legge Indigena che oggi pretendono di imporre ai nostri popoli e alla società riafferma la concezione individualistica che ha ispirato la controriforma dell’Articolo 27 della Costituzione nel 1992 e si esprime come complemento della stessa, dal momento che non riconosce il diritto costituzionale che abbiamo per accedere in maniera collettiva all’uso e allo sfruttamento delle risorse naturali che si trovano nelle nostre terre e territori. Al contrario, restringe, in forma regressiva, questo diritto esclusivo che abbiamo e lo converte in semplice diritto di preferenza, previamente limitato dalle forme e modalità di proprietà e possesso della terra già stabilite nella Costituzione e dai diritti che sono stati acquisiti (generalmente in forma illegale) da terzi ai nostri popoli. Abbiamo chiesto il riconoscimento del diritto che abbiamo per accedere alle risorse naturali che si trovano nella totalità dell’habitat che occupiamo come popoli, e i legislatori, in forma contraria, decidono di ridurre diritti che storicamente abbiamo già conquistato di fatto e di diritto, in titoli primordiali e risoluzioni agrarie, e con il sudore e il sangue dei nostri nonni.
  • Nono - L’iniziativa approvata, contravvenendo al formato di Dialogo stabilito fra Governo Federale e EZLN, pretende di risolvere la questione agraria nei termini di cui dispone attualmente l’articolo 27 della Costituzione, senza considerare la forte opposizione dei nostri popoli alla riforma di detto articolo e dimenticando che il tema agrario dovrà essere discusso al Tavolo di Dialogo relativo al tema Benessere e Sviluppo.
  • Decimo - Allo stesso tempo, la Legge Indigena stabilisce un capitolo “B” nell’Articolo Secondo Costituzionale che, oltre a non corrispondere il suo contenuto ad un testo propriamente costituzionale, riproduce le politiche indigeniste di etnocidio che storicamente ha applicato lo Stato messicano, segnalando una serie di politiche assistenzialistiche che i legislatori, in forma peraltro autoritaria, suppongono serviranno ai nostri popoli, mentre la nostra richiesta è il riconoscimento effettivo dei popoli indigeni perché questi possano definire le proprie priorità di sviluppo.
  • Undicesimo - Oggi come ieri diciamo: mai più un México senza di noi! Mai più la voce dei popoli indigeni tacerà di fronte alle ingiustizie! In questa congiuntura nazionale, ratifichiamo e alziamo ancora più forte il nostro grido di fronte alla nuova aggressione che implica la recente controrifoma costituzionale. A tutti facciamo osservare che non ci sarà un México vero, giusto e dignitoso se i diritti dei nostri popoli non saranno pienamente riconosciuti.

Per quanto esposto, convochiamo tutti i popoli, comunità e organizzazioni indigene del paese ad unirsi al nostro sentire, ai nostri cammini e alla nostra voce per esigere il riconoscimento costituzionale dei nostri diritti secondo l’Iniziativa della COCOPA, e per organizzare in tutti gli angoli della patria una mobilitazione e una resistenza di fronte alla beffa dei pochi che detengono il potere in questo paese e che hanno sequestrato il Congresso dell’Unione e la volontà della Nazione, attraverso le posizioni più retrograde esistenti nel nostro paese, rappresentate da Diego Fernández de Cevallos e Manuel Bartlett. Invitiamo ad esercitare i diritti di sovranità politica che ci concede l’articolo 39 della Costituzione, giacchè l’ordine legale vigente è stato chiaramente rotto dalla incostituzionale Iniziativa approvata. Ricorreremo a tutte le risorse legali esistenti, nazionali ed internazionali: che la voce e la presenza dei popoli più originari, i popoli indigeni, si ascolti e si faccia sentire in tutta la Nazione.
Chiamiamo tutti i lavoratori delle campagne e delle città e tutto il popolo messicano, ad organizzare un movimento di massa nazionale che ci conduca all’unità di azione e allo stesso tempo ci consenta di costruire consensi e superare debolezze al fine di raggiungere il riconoscimento costituzionale dei diritti dei nostri popoli e la cancellazione delle politiche neoliberistiche che oggi distruggono la Nazione intera.
Mai più un México senza di noi!
Per la ricostituzione integrale dei nostri popoli!

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