«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NORD/SUD / Emigrazione: pregiudizi e discriminanti, visioni miopi e politiche apatiche

"Non chiamatemi straniero perché sono nato lontano o perché ha un nome diverso la terra da cui provengo…”: così diceva una bella canzone di trenta anni fa. E oggi? L’immaginario collettivo sulle migrazioni – e specialmente sui migranti – si nutre e si riproduce con l’intervento di molte fonti. Ricercatori, politici, cooperanti, operatori di ONG, giornalisti e chiunque tracci, dissemini e assimili un “ritratto” del e della migrante. Qualcuno li dipinge come disertori del loro Paese di origine, gente che si arrende. A migliaia nel Paese di arrivo, li vedono come dei profittatori. Per molti sono una minaccia. Da dove si può partire per criticare questi ritratti?

Di José Luis Rocha, ricercatore di Nitlapán-UCA. Traduzione di Giampaolo Greco. Redazione di Marco Cantarelli.

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