NICARAGUA / La “riforma” dell'Esercito: ultimo passo per consolidare il potere di Ortega
Le mani che hanno imposto le riforme alla Costituzione della Repubblica, di cui abbiamo parlato nel numero di Dicembre 2013, sono le stesse che hanno disegnato le riforme al Codice Militare. Le prime sono complementari alle seconde, anelli della stessa catena. Nel coinvolgere l'Esercito nel suo progetto politico, Daniel Ortega ha compiuto l'ultimo passo per definire la sua strategia di potere.
Di envío. Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Con una fretta del tutto simile a quella osservata nel processo di riforma costituzionale, anche il Codice Militare è stato riformato. Il 12 Novembre 2013, il presidente Ortega aveva inviato il disegno di legge all'Assemblea Nazionale (il parlamento monocamerale, ndr). Soltanto quanti fossero già a conoscenza delle modifiche sono stati formalmente consultati: gli alti comandi delle forze armate hanno espresso il loro parere positivo; quindi, i deputati del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) hanno dichiarato che l'approvazione dei militari era per essi sufficiente e che nessun altro settore sociale sarebbe stato consultato.
Da quando Ortega ha ottenuto, con la frode elettorale del 2011, la maggioranza assoluta dei deputati per approvarle, tali riforme erano di fatto annunciate. Tuttavia, nonostante l'attesa e gli annunci, colpisce il modo frettoloso in cui sono state approvate modifiche di tale importanza e cariche di conseguenze. Il 10 Dicembre 2013, paradossalmente nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani, sono state approvate in prima lettura le riforme costituzionali. Il 13 Dicembre seguente, poche ore prima della sospensione delle attività parlamentari per la pausa natalizia, il progetto di riforma del Codice Militare era già pronto per l'approvazione parlamentare, senza che i deputati dell'FSLN potessero apportarvi alcuna modifica. Al ritorno dalle vacanze, il 28 e 29 Gennaio scorsi, i deputati dell'FSLN hanno definitivamente approvato le riforme costituzionali in seconda lettura e il 30 Gennaio 2014 hanno approvato il nuovo Codice Militare.
Esso è legato indissolubilmente alla riforma costituzionale. Non si capisce l'uno senza l'altra. Entrambi rivelano la portata del progetto politico di Ortega, al quale, fino a ieri, mancava solo la componente militare.
Codice Militare: cosa diceQuali sono gli aspetti più rilevanti del nuovo Codice Militare? Secondo uno studio comparato molto dettagliato dei testi, quello vecchio ed il nuovo, realizzato dal tenente colonnello in pensione nonché giurista Irving Dávila, patrocinato dall'Istituto per lo Studio delle Strategie e Politiche Pubbliche (IEEPP), finanziato dalla NED (National Endowment for Democracy) degli Stati Uniti e presentato a Managua il 26 Gennaio, vari sono i motivi di preoccupazione.
Tra gli articoli derogati, aggiunti e riformati, eccone alcuni. Al compito essenziale dell'Esercito, che è la Difesa Nazionale, viene aggiunta ora la Sicurezza Nazionale. Tale concetto, che evoca ricordi assai negativi in America Latina, viene ripetuto decine di volte nel testo riformato. La «conduzione politica» dell'Esercito è ora nelle mani del presidente della Repubblica, con la qual cosa l'assoggettamento istituzionale del potere militare a quello civile, attraverso il Ministero della Difesa, passa ora al potere personale del presidente. Le frequenze radioelettriche e le telecomunicazioni sono nelle mani dell'esercito, considerate una questione di «sicurezza nazionale». Militari in servizio potranno ricoprire incarichi nell'Esecutivo e l'Esercito potrà richiamare in servizio militari in pensione per creare «unità di riserva», senza tuttavia specificare a cosa si dedicheranno. La Direzione di Informazione per la Difesa (in pratica, il servizio segreto militare, ndr), sarà d'ora in avanti anche un organo «specializzato in informazioni strategiche dello Stato», il che può aprire le porte allo spionaggio politico. D'ora in avanti, la carriera militare potrà durare fino a 40 anni di servizio, andando in pensione a 65 anni, il che sembra indicare che Ortega non abbia grande fiducia delle nuove generazioni, le quali, ha commentato Dávila, «in un modo o nell'altro reagiranno».
Fine di una conquista durata 20 anniPreoccupante è anche il fatto che il nuovo Codice preveda la possibilità di una permanenza indefinita del capo dell'Esercito in carica, senza più alcuna scadenza, anche se si precisa che il Presidente della Repubblica può destituirlo «per disobbedienza».
Il precedente Codice Militare, approvato in un momento cruciale del processo di transizione nicaraguense, fissava in cinque anni la durata di tale incarico. E negli ultimi 20 anni, si considera un grande risultato il fatto che il ricambio al vertice dell'istituzione militare sia avvenuto regolarmente: il generale Joaquín Cuadra è succeduto al generale Humberto Ortega, che aveva guidato l'Esercito Popolare Sandinista dal 1979 al 1995; quindi, il generale Javier Carrión è succeduto a Cuadra; cui ha fatto seguito il generale Omar Halleslevens, seguito poi dal generale Julio César Avilés, attualmente in carica.
Il fatto di non prevedere alcuna scadenza di mandato per il vertice militare «rende il capo dell'Esercito un cliente politico del Presidente della Repubblica», sostiene Dávila, per il quale non ci sono dubbi che tali modifiche al Codice Militare siano state disegnate da Ortega con la «complicità» dell'alto comando dell'Esercito.
Il ritiro di Balladares, il numero 2Il controllo egemonico che Ortega vantava già su tutte le istituzioni statali si estende ora sull'Esercito e ciò è parso evidente ancor prima dell'approvazione del nuovo Codice in parlamento.
In Dicembre, in pieno periodo natalizio, in cui succedono sempre cose importanti in Nicaragua, si è appreso che il primo nella linea di successione al generale Avilés al comando dell'Esercito, il capo di Stato Maggiore Oscar Balladares, era andato in pensione nonostante la sua giovane età, 52 anni, ed una carriera ed un'esperienza indiscutibili in 33 anni nelle fila dell'esercito. Il mandato di Avilés, della durata di 5 anni secondo il “vecchio” Codice, scadrebbe il 21 febbraio 2015.
Dopo giorni di voci e silenzi, e dopo che in Novembre era stato comunicato che Balladares avrebbe fatto parte della commissione tecnica del progetto di canale interoceanico, l'Esercito l'ha mandato in pensione e Ortega l'ha nominato consigliere presidenziale in materia di infrastrutture, con rango di ministro. Una rimozione inspiegabile ed una nomina a compiti irrilevanti, anche se con notevole miglioramento economico: una pensione militare molto buona ed un altrettanto buon stipendio da ministro.
Secondo l'esperto in questioni di sicurezza Roberto Cajina, ex consigliere del generale Humberto Ortega negli anni '80, «la cosa più pericolosa» nella rimozione di Balladares è «l'intervento politico» di Daniel Ortega in un processo di avvicendamenti che per 20 anni erano stati decisi dall'alto Comando dell'Esercito «con relativo grado di autonomia». Cajina ha espresso «stupore» per la sostituzione di Balladares, che a suo dire «conosce l'operatività dell'Esercito dal di dentro, fin dall'epoca in cui fu guerrigliero», con un generale «burocrate», Óscar Mojica, così definito da Cajina, che lo considera un «jolly», giusto per guadagnare del tempo. Mojica è stato, dall'avvento al governo di Daniel Ortega nel 2007, direttore dell'Istituto di Previdenza e Sicurezza Militare (IPSM), l'ente che gestisce i fondi pensione dei militari, con i quali realizza enormi investimenti, dentro e fuori del Nicaragua.
Grave rotturaNon nutrendo fiducia politica in Balladares, Ortega lo avrebbe, dunque, allontanato dalla linea di successione, perché Avilés continui in carica fino a quando convenga ai suoi piani. Secondo un altro esperto in materia di sicurezza, Roberto Orozco, «con Balladares, Ortega ha ritirato dal Comando Generale dell'Esercito l'ultimo tropista (gli ufficiali alle prese con la gestione quotidiana delle truppe, ndr), lasciando il vertice nelle mani di ufficiali dei servizi di spionaggio e controspionaggio», che già monopolizzavano da qualche anno le strutture di comando e di decisione; i quali, ritiene Orozco, «rispondono di più agli interessi di Ortega».
Essendo Balladares, nella scala militare e per la sua brillante storia, colui che sarebbe diventato il nuovo capo dell'Esercito nel 2015, non c'è analisi, di esperti o militari in pensione che abbiano il coraggio di parlare, che non porti a concludere che con la decisione di impedire la sua ascesa e con l'approvazione del nuovo Codice Militare, Ortega ha interrotto la catena di comando nell'Esercito e provocato una grave violazione a danno dell'istituzionalità del corpo castrense. Culmina così l'assedio di Ortega all'esercito nicaraguense.
Il teso ritiro di Humberto OrtegaLe relazioni di Daniel Ortega con l'Esercito hanno sperimentato vari alti e bassi. La sconfitta della rivoluzione nelle urne del 1990 significò anche la fine della guerra civile degli anni '80. Una delle conseguenze più importanti, tra le tante, di quell'inatteso e drammatico “cambiamento del mondo” fu la drastica riduzione dell'Esercito Popolare Sandinista (EPS), che ad un certo momento della guerra degli anni '80 giunse a contare fino a 100 mila uomini tra unità permanenti (professionisti), unità di riserva (volontari ) e unità di milizia.
Il piano di riduzione dell'EPS avrebbe dovuto realizzarsi nel lasso di cinque anni, ma in realtà si concluse in soli due anni e mezzo. Al termine di quel processo, nelle fila militari restarono solo 14.500 uomini. Oggi, sono poco più di 12 mila e quello nicaraguense è il più piccolo esercito del Centroamerica.
Una volta concluso quel teso e complesso processo di riduzione delle forze militari, le cui conseguenze sono tuttora visibili nelle precarie condizioni di sopravvivenza di molti militari, di rango inferiore e oggi in pensione, che sono abbandonati al loro destino, venne un altro momento particolarmente critico.
Senza previo accordo con i vertici militari, la presidente Chamorro annunciò il 2 Settembre 1993, durante la celebrazione della Giornata dell'Esercito e davanti alle truppe schierate, il suo «desiderio» di mandare in pensione il generale Humberto Ortega, nel 1994. Al termine della cerimonia, il generale Ortega dichiarò in una breve conferenza stampa che il suo ritiro dipendeva dai termini stabiliti dalla nuova legge sulla Organizzazione Militare – cioè, al Codice ora riformato –, il cui testo era stato appena inviato dalla presidente al parlamento per la sua discussione e successiva approvazione.
Mentre il generale Humberto Ortega parlava, ci fu uno scontro verbale pubblico tra Daniel Ortega, fratello di Humberto ed ex presidente, e la presidente Chamorro. «Non sei la padrona del Nicaragua!» sbottò Daniel Ortega. «Sono la presidente e a me nessuno alza la voce!» controbatté doña Violeta.
La crisi scoppiata quel giorno con tanta virulenza scosse la fragile transizione nicaraguense, basata sull'alleanza Esecutivo-Esercito, o più precisamente, tra il potente primo ministro Antonio Lacayo (genero di doña Violeta, ndr) e Humberto Ortega. La tensione andò aumentando nei mesi seguenti. Ma sia il governo che il generale Ortega riuscirono a superare la crisi mantenendo la complessa stabilità nazionale cui si poteva aspirare in quel momento, in un Paese politicamente ed economicamente paralizzato dai rigidi programmi di aggiustamento imposti dal governo Chamorro, inadeguati per un Paese appena uscito dalla guerra e che mai ha potuto godere dell'allora tanto propagandato “dividendo di pace”.
“Quel che bisognava fare”La sensatezza prevalse e due risultati strategici vennero raggiunti. Il primo: non ci fu cedimento alle pressioni dell'estrema destra degli Stati Uniti, che in quel momento scommetteva non solo sul ritiro di Ortega, ma di tutto lo Stato Maggiore dell'EPS. Il secondo: venne garantita la modernizzazione dell'Esercito e iniziò la sua transizione da esercito di partito ad esercito nazionale.
Il 21 Febbraio 1995, il generale Humberto Ortega andò in pensione. Sostituito, dopo essere stato nominato il 21 Dicembre 1994 dalla presidente Chamorro, dal generale Joaquín Cuadra, già guerrigliero nella lotta contro Somoza, uno dei militari responsabili della sconfitta militare della controrivoluzione, il quale contava con un ampio consenso nel Paese.
Nel suo discorso di commiato, il generale Ortega disse: «Non si è fatto ciò che volevano alcuni in Nicaragua, non si è fatto ciò che volevano alcuni all'estero, non si è fatto ciò che volevo io. Si è fatto quel che si doveva fare».
Militari imprenditoriAncor prima del pensionamento di Humberto Ortega si era sviluppato un ampio dibattito nell'Assemblea Nazionale sul nuovo Codice di Organizzazione Militare, scaturito dal difficile accordo tra Esecutivo e EPS. Mentre i sostenitori del Codice sottolineavano che, per la prima volta nella storia del Nicaragua, l'istituzione militare aveva un regolamento, settori imprenditoriali e politici dell'opposizione sostenevano che il Codice creava una «casta privilegiata» ed «uno Stato nello Stato», nell'autorizzare le forze armate – che da allora si sarebbero chiamate Esercito del Nicaragua – a diventare proprietario di imprese.
Già allora, il generale Humberto Ortega aveva costruito un complesso militar-agroindustrial-commerciale, di un certo rilievo nell'economia nazionale, approfittando della politica fiscale neoliberista diretta dal ministro delle Finanze Emilio Pereira.
Durante il dibattito sul Codice, il generale Ortega dichiarò davanti all'Assemblea Nazionale che le imprese dell'Esercito non avevano un grosso ruolo nell'insieme delle attività economiche e finanziarie del Paese. Tuttavia, il suo successore, il maggiore generale Joaquín Cuadra, aveva smentito tale punto di vista, dichiarando ad un giornale costaricense che «il volume dei fondi di tali imprese è considerevole in rapporto alle dimensioni dell'economia nicaraguense».
1994: intensa discussione sul Codice MilitareDopo un'aspra polemica nei media e dopo aver consultato diversi settori sociali e politici, l'Assemblea Nazionale approvò il Codice Militare, in linea di massima, nel Luglio del 1994, con 49 voti a favore e 37 contro. Nei giorni seguenti, prese il via un intenso e, per questo, lento dibattito, articolo per articolo. Ad esempio, soltanto la discussione per approvare i primi due articoli durò 16 ore. Qualcosa di completamente diverso da quanto è successo oggi, quando pochi minuti sono stati sufficienti alla maggioranza parlamentare dell'FSLN per passare da un articolo all'altro del Codice in discussione, approvandoli senza discussione, senza modifiche e senza spiegazioni.
Nel 1994, venne approvato un Codice che definiva l'Esercito come un'istituzione «nazionale, apartitica, apolitica e professionale», il cui orientamento strategico e la cui guida sarebbero stati soggetti al potere civile. Parimenti, si concluse che l'istituzione militare era ormai anche un soggetto attivo nel mondo imprenditoriale.
Per quanto l'Esercito non abbia dimenticato le sue origini sandiniste e la sua subordinazione al potere civile sia stata relativa, quel passo avanti fu significativo e la popolazione cominciò a percepire le forze armate come un Esercito Nazionale, di tutti e non solo di un partito.
Fin dal primo momentoLe cose rimasero così per i successivi due mandati presidenziali - quelli di Arnoldo Alemán ed Enrique Bolaños -, durante i quali Daniel Ortega e l'FSLN “governavano dal basso”, cioè dall'opposizione. Sia Alemán che Bolaños cercarono di imporre all'Esercito nuovi capi, al momento della successione, ma l'Esercito batté i pugni sul tavolo e, così, andò costruendo non solo la sua professionalità, ma anche la sua autonomia.
Con il ritorno al governo di Daniel Ortega, è iniziato il suo assedio all'istituzione castrense. Secondo il generale in pensione Hugo Torres: «Fin dal primo momento, quando il 10 Gennaio 2007 i vertici di Esercito e Polizia giurarono fedeltà al nuovo governo, nel suo discorso Ortega ricordò ad entrambi di corpi armati le loro origini rivoluzionarie e sandiniste, come se qualche ufficiale le ignorasse o si vergognasse delle stesse. No, lo fece con uno scopo ben definito: far capire quale dovesse essere la posizione dell'Esercito e della Polizia nel nuovo governo. Glielo spiattellò in faccia, a loro e al Paese. Da allora, Ortega non ha cessato di manifestare la sua volontà di controllare le due forze armate, per snaturarle e farle diventare istituzioni subordinate al suo progetto politico».
2007: scontro Esercito-OrtegaQuando, giorni prima di mostrare le sue intenzioni nella cerimonia di inaugurazione, Daniel Ortega stava formando il suo governo, envío commentò la decisione di nominare al Ministero della Difesa Marisol Castillo, moglie di Lenín Cerna, causando disagio nei vertici militari, a cominciare dal capo dell'Esercito, il generale Omar Halleslevens. Cerna si era ritirato dall'Esercito nel 2000 (vedi numero Gennaio/Marzo 2007, ndr).
Il veto dell'Esercito a Castillo non piacque alla coppia presidenziale, che sentì messa in discussione la sua incipiente autorità nazionale. Per settimane, Ortega prese le distanze dal vertice militare e fece due o tre dichiarazioni pubbliche che riflettevano il suo disagio. In una di esse, fece riferimento agli interessi imprenditoriali militari nella costruzione della diga Copalar, progetto di cui Ortega ordinò il blocco non appena arrivato al governo. (La diga e centrale idroelettrica Tumarín, che ora sarà costruita dall'impresa brasiliana CHN, è solo uno dei tre bacini che rientravano nel progetto Copalar. Si parla di investimenti militari in tale progetto, tanto che i terreni su cui sorgerà sono “protetti” da militari).
Tre decisioniPer allentare le tensioni con i vertici militari, Ortega prese tre decisioni.
La prima: non nominare alcuna persona al Ministero della Difesa, creato nel 1994 proprio per accreditare la subordinazione dell'istituzione militare al potere civile. (Tale ministero è rimasto acefalo fino al Gennaio 2014, quando Ortega ha nominato alla sua guida Martha Elena Ruiz. Tuttavia, il nuovo Codice prevede l'istituzione sia subordinata al presidente della Repubblica, non già alla ministra della Difesa).
Un'altra decisione è stata quella di trasferire all'Esercito le competenze della Difesa Civile e della DID (Dirección de Información para la Defensa; il servizio segreto, ndr), funzioni assegnate al Ministero della Difesa nei tre precedenti governi. (Nel nuovo Codice si sancisce legalmente tale passaggio di consegne).
Con la sua terza decisione, Daniel Ortega ha inaugurato quella che sarebbe diventata l'abituale tattica di attrazione e cooptazione degli ufficiali, nominando Eduardo Halleslevens, fratello del capo dell'Esercito, come presidente esecutivo di INISER, l'ente nazionale di previdenza, carica che tuttora occupa.
Dietro ci sono gli affariDa allora, Daniel Ortega è ricorso più volte a questa tattica, per portare avanti il suo piano strategico. Tre anni fa, il generale in pensione Hugo Torres dichiarava a envío: «Ortega ha una serie di risorse per cercare di minare l'Esercito: l'elogio, gli abbracci, le “amicizie”, il “padrinaggio”, le pressioni, i ricatti, le opportunità di fare affari...».
Secondo Roberto Orozco, dietro quest'ultimo e riuscito assedio all'Esercito, «ci sono gli affari». Orozco ricorda come, nel corso di questi anni, Ortega abbia chiamato ex militari a ricoprire incarichi di governo, impiegato le loro mogli e familiari nelle istituzioni statali, dato ai militari partecipazioni azionarie nelle imprese di ALBANISA (la società creata per gestire la cooperazione venezuelana in Nicaragua, ndr) e varie concessioni... Nel Febbraio 2013, il settimanale Confidencial contò quasi due dozzine di militari in pensione nominati da Ortega al timone di istituzioni statali ed imprese di ALBANISA.
Perché tanta urgenza?Il Nicaragua ha ormai una nuova Costituzione e, pure, un altro Esercito. Le implicazioni che questi due cambiamenti epocali possono avere sulla vita nazionale non sono ancora visibili, né si possono calcolare a prima vista, né a brevissimo o breve termine. Si vedranno solo nel tempo.
La velocità con cui ciò si è verificato non ha altra spiegazione che l'urgenza di Ortega di compiere il passo finale: l'allineamento dell'Esercito al suo progetto politico. Perché tanta urgenza? Solo per dare legittimità costituzionale alle illegalità commesse in questi anni: rielezione presidenziale nel 2011, decine di magistrati ed alti funzionari che occupano di fatto i loro posti (nonostante siano scaduti, ndr) e molte altre cose ancora?
Il metodo affrettato per approvare tali riforme appare ancora più strano se si considera che Ortega contava di trovare maggiore sostegno alle riforme di quello che ha avuto in realtà. Il rifiuto generalizzato con cui le riforme costituzionali sono state accolte nel mondo imprenditoriale, nella politica e negli ambienti religiosi, e, in generale, in tutti coloro che sono al di fuori della ristretta cerchia del potere, non se l'aspettava. Tuttavia, ha imposto tali riforme a tempo di record, il che dimostra ancor di più la sua urgenza. Perché?
“La cosa più delicata” accaduta dal 2007Anche la riforma delle forze armate è stata imposta in maniera affrettata ed è stata accolta con diffuso sospetto, non tanto tra la popolazione che non riesce a collegare i propri, piccoli problemi quotidiani alle grandi crisi istituzionali, ma tra il ceto riflessivo. Nell'articolo qui pubblicato, la comandante guerrigliera Mónica Baltodano manifesta grande preoccupazione per l'accaduto: «A mio parere, questa è la cosa più pericolosa e delicata di quanto è successo da quando Ortega è arrivato al governo». Lo spiega, andando aldilà di alcuni aspetti concreti del nuovo articolato legislativo: «Il sandinismo ha lasciato al Nicaragua un esercito che non era proprietà di alcuno, un esercito nazionale, un'istituzione assai rispettata. Ciò che stanno facendo adesso Ortega e Murillo è eliminare questa pre-condizione per la pace. Si tratta di una regressione molto profonda. Nel convertire l'esercito, fattore decisivo per mantenere la pace, lo stanno avvicinando a quella guardia pretoriana che distruggemmo nel 1979».
In attesa di sperimentare le conseguenze di tali riforme sulla vita nazionale, i contenuti del nuovo Codice Militare indicano una involuzione verso la principale e poco positiva caratteristica politica degli anni '80: il modello Stato-Partito-Esercito.
Esercito: le sue sfide ora sono più grandiNella transizione nicaraguense, l'evoluzione in senso professionale dell'Esercito, a partire dalle sue origini guerrigliere e dal contributo dato al consolidamento dell'istituzionalità democratica, è stata motivo di ammirazione e anche di ricerche e studi. In Centroamerica, era diventato un punto di riferimento positivo, in comparazione agli eserciti dei Paesi della regione, mai completamente allontanatisi dalle loro origini repressive. Per molti anni, l'Esercito è stata l'istituzione meglio valutata dalla popolazione nei sondaggi.
Con i nuovi ruoli che Ortega ha assegnato all'Esercito, le sfide per l'istituzione armata sono ora maggiori. E dovranno aumentare se intende mantenere prestigio e legittimità. E se vuole favorire la pace, la sua principale ragione d'essere, come sostiene Mónica Baltodano.
L'Esercito è ora davanti alla sfida di moltiplicare gli sforzi di avvicinamento a tutti i settori della società per diventare un fattore di pace, di coesione sociale e non di divisione.
Ecco un esempio di queste sfide attuali, rese ancora più urgenti. Nel 2013, il Centro Nicaraguense dei Diritti Umani (CENIDH) ha ricevuto 23 denunce di violazioni dei diritti umani compiuti da militari. Si tratta di fatti che richiedono indagini, che a loro volta necessitano di un clima di dialogo. Ma dal 2008, in seguito all'uccisione arbitraria da parte dell'Esercito di tre contadini dell'azienda El Encanto, in Nueva Guinea (nella zona centrale del Paese, ndr), è stato l'Esercito a tagliare, fino ad oggi, quell'abituale e costruttivo canale di comunicazione che aveva mantenuto per anni con l'organizzazione per i diritti umani, collaborando nelle indagini, anche delicate, che il CENIDH realizzava e che implicavano anche l'Esercito. Speriamo in un cambiamento in questo senso.
Con un importante sostegno socialeSecondo l'ultimo sondaggio di M&R, condotto nel Gennaio 2014, il 65% degli intervistati valuta positivamente la gestione di Daniel Ortega, ma solo il 22% della popolazione appoggia le riforme costituzionali. Mentre un quarto di quelli che si dichiarano simpatizzanti dell'FSLN si dice contrario alla rielezione presidenziale indefinita; un dato rilevante considerando che l'indefinizione del mandato presidenziale e la perpetuazione del modello costituiscono l'aspetto centrale delle riforme. Secondo questi sondaggi, aumenta la popolazione che, se potesse, se ne andrebbe dal Paese: fra il 2012 e il 2013 è cresciuta del 6 % e ormai si avvicina al 60%.
CID-Gallup, altro istituto più credibile in termini di indipendenza, ha pubblicato giorni dopo un suo sondaggio, condotto in date simili. Secondo il quale, il 49% della popolazione approva la gestione di Ortega, mentre il 45 % la disapprova.
Entrambi i sondaggi mostrano l'FSLN come l'unico partito che abbia forza elettorale, superiore in entrambi i casi al 50% del campione, mentre i partiti di opposizione a malapena superano un digito di preferenza.
Non c'è dubbio che la capacità di manovra di Ortega sia più che dimostrata e che il sostegno sociale su cui conta sia molto importante; un sostegno che è maggiore tra la popolazione sandinista più disciplinata e ligia alle tradizioni partitiche, e tra la popolazione non sandinista più povera e meno informata. In entrambi gli ambienti, le riforme costituzionali e militari non sono motivo di rifiuto, né di riflessione.
Un contesto economico poco ottimistaControllo politico e sostegno sociale incoraggiano Ortega. Tuttavia, il contesto economico in cui compaiono queste riforme non induce all'ottimismo.
La situazione economica non sarà così buona nel 2014 come negli ultimi anni. La crisi del caffè, dovuta alla piaga della roya e alla caduta dei prezzi internazionali, comincia a farsi sentire con forza. Anche i prezzi internazionali di arachidi e zucchero sono scesi. Nel 2013, c'è stata una stagnazione degli investimenti privati e FUNIDES, la Fondazione che rappresenta il think tank dell'impresa privata, avverte sull'incertezza che le riforme costituzionali potrebbero provocare in campo economico.
Il disavanzo con l'estero del Nicaragua rimane alto, uno dei più alti del continente. Il governo riconosce già un deficit del gettito fiscale, nonostante la nuova legge tributaria. Già si parla di tagli al bilancio recentemente approvato. Per la prima volta dal 2009, il governo ha iniziato ad esigere “tagli” e “austerità” ad enti e Comuni. «Le istituzioni – ha dichiarato il deputato dell'FSLN Wálmaro Gutiérrez, che funge da portavoce economico di Ortega – devono avere un piano contingente, devono fare aggiustamenti e ridurre la spesa».
Nell'ultima nota informativa del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sul Nicaragua, del 13 Dicembre 2013, si cita nuovamente la vulnerabilità del Nicaragua per la sua dipendenza dal Venezuela. L'FMI specificamente menziona «l'incertezza sul regime di finanziamento delle importazioni di petrolio concordato con il Venezuela» e insiste sulla necessità di una «completa divulgazione» di come il governo abbia strutturato tale regime. Nonostante la caotica situazione economica che si osserva in Venezuela, non ci sono informazioni che indichino che dei cambiamenti siano in corso quanto agli accordi sul petrolio.
Le riforme costituzionali e militari non sono state una buona notizia per i principali settori nazionali. Né per i principali alleati del governo, i grandi imprenditori riuniti nel COSEP (Consiglio Superiore dell'Impresa Privata). Riferendosi ai cambiamenti che Ortega ha negoziato all'ultimo momento e a porte chiuse con loro, José Adán Aguerri, presidente del COSEP, ha ammesso con il volto rattristato: «Abbiamo fatto quello che potevamo. In ogni caso, le riforme le avrebbero approvate. Abbiamo potuto soltanto cercare di mitigare alcuni impatti negativi».
Tuttavia, gli aspetti negativi più importanti – il continuismo e la centralizzazione del potere in una sola persona senza contrappesi ed equilibri – non sono stati attenuati, ma nemmeno toccati.
AutismoSembra che l'incertezza causata dalle riforme costituzionali e militari negli alleati dell'impresa privata e dei ceti medi più informati della popolazione non sia a conoscenza del governo. Sembra che coloro che decidono la direzione del Paese comincino a patire di un certo autismo, una malattia che colpisce l'immaginazione, annulla l'empatia e che si evidenzia nelle forme di comunicazione ripetitive e insistenti che nascono dalla mancanza di senso di reciprocità sociale.
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