«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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AMERICA / Chi teme il voto dei latinoamericani "clandestini" negli Stati Uniti?

L'alleggerimento in materia di immigrazione annunciato dal presidente Obama nel Novembre 2014 prevede la sospensione dell'espulsione di oltre 5,2 milioni di indocumentados, come vengono comunemente denominati i latinoamericani entrati illegalmente negli Stati Uniti (in Francia, si direbbero sans papiers; in Italia, “clandestini”, termine che, lungi dal rappresentare la realtà di migliaia di persone che tutto fanno meno che nascondersi nella nostra società, deriva dalla legislazione che istituisce il reato di “immigrazione clandestina”, ndr).  Questa boccata di ossigeno potrebbe beneficiare circa 850 mila cittadini centroamericani. Tuttavia, le misure adottate da Obama lasciano fuori altri 5,8 milioni circa di persone. Cosa succederà ora? Per gli immigrati latinoamericani, conquistare il diritto di voto è determinante per il loro futuro negli Stati Uniti. E quando, finalmente, potranno votare, a chi farà paura il loro voto?

Di José Luis Rocha.
Traduzione e redazione di Agnese Cantarelli.

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CENTROAMERICA / Lavoratrici nelle zone franche: quando il sogno si trasforma in incubo

In Centroamerica, zona franca è sinonimo di maquiladoras o, più semplicemente, maquilas. Il termine deriva dall’arabo makíla (e così si pronuncia anche in spagnolo). Anticamente, stava a indicare la quota di macinato che il contadino lasciava al proprietario del mulino per il suo servizio. Oggi, per maquila si intende un'impresa in cui il capitale straniero, in via diretta o, più spesso, tramite imprese locali subcontrattate, controlla l’intero ciclo produttivo, per il quale fornisce anche la materia prima di lavorazione – a differenza delle fabbriche di assemblaggio –, nonché la commercializzazione finale del prodotto.
Per attrarre le maquiladoras, i governi dei paesi del Sud del mondo offrono ogni tipo di agevolazione fiscale e altri vantaggi. Di solito, le zone franche in cui si insediano le maquilas sorgono in prossimità di porti ed aeroporti, dai quali il prodotto prende poi facilmente la rotta dei paesi del Nord. Una zona di forte insediamento di fabbriche maquiladoras è la frontiera messicana con gli Stati Uniti. In Centroamerica, le maquilas sono soprattutto, anche se non esclusivamente, tessili. In queste fabbriche, la sindacalizzazione o è vietata o, se consentita, innocua. In esse, vi lavorano, in grande maggioranza, donne giovani e giovanissime, sottoposte a condizioni lavorative spesso insalubri, pesanti pressioni e, persino, abusi sessuali, come documenta l'articolo che segue, frutto di una serie di incontri con il Movimento delle Donne Occupate e Disoccupate “Maria Elena Cuadra” e con le stesse lavoratrici delle zone franche, dai quali è scaturita una Agenda Concertata dei Diritti Umani e del Lavoro delle Lavoratrici delle Industrie Maquiladoras di Nicaragua, El Salvador, Honduras e Guatemala. (m.c.)

Di Veronica Gutiérrez, economista specializzata in economia e questioni di genere.
Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.

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