«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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AMÉRICA LATINA / Alle radici della crisi dei governi progressisti

Per i governi progressisti latinoamericani l'esportazione di materie prime (commodities) è stata molto di più di una leva economica, quanto un vero e proprio fondamento ideologico. Tutti sono stati “estrattivisti”: cioè, hanno sfruttato ed esportato massicciamente risorse naturali, approfittando dell'auge dei prezzi delle materie prime e dell'aumento della domanda delle stesse, soprattutto da parte della Cina, nuovo protagonista dell'economia mondiale. Per tutti, l'estrattivismo è stato il modo di lottare contro la povertà. Ma, oggi, cosa resta nel continente di tanta voracità estrattiva?

Di Frédéric Thomas, politologo del Centro Tricontinentale (CETRI), di Lovanio (Belgio). Traduzione e redazione italiana di Marco Cantarelli.

L'ondata di cambiamenti nei governi latinoamericani era iniziata nel 1999 con l'arrivo al potere di Hugo Chávez in Venezuela, seguita dalla vittoria di Lula in Brasile e dei Kirchner in Argentina, e quindi – in ordine cronologico – dalle vittorie elettorali di Tabaré Vasquez in Uruguay (2004), di Evo Morales in Bolivia (2006) e di Rafael Correa in Ecuador (2007). Negli ultimi anni, tuttavia, si assiste ad un progressivo indebolimento degli stessi: tale debolezza risponde unicamente alla caduta dei prezzi delle materie prime nel mercato mondiale?

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