NICARAGUA / Tre mondi e tre scenari emergono dal voto municipale
Il 5 Novembre, i nicaraguensi erano chiamati nuovamente alle urne per eleggere le autorità municipali. Nella parte occidentale del Paese, la più popolata perché vi sorgono le principali città, l'elettorato ha nuovamente bocciato l'attuale sistema elettorale optando per una massiccia astensione. Nelle zone rurali dell'interno, invece, già teatro della guerra dei contras negli anni '80, gran parte del campesinado ha votato contro il Fronte Sandinista. Mentre nella costa caraibica, l'esito del voto ha scatenato un'ondata di violenze. Tre scenari in uno stesso Paese, uno stesso denominatore comune: un sistema elettorale collassato.
Di envío. Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Gli imprenditori alleati del governo e con entrature a Washington, dove sono impegnati nell'evitare che il Congresso USA approvi il cosiddetto Nica Act, che sanziona il governo di Daniel Ortega per la sua deriva antidemocratica, nutrivano forti aspettative sugli sviluppi delle elezioni municipali del 5 Novembre 2017 e sulle valutazioni che delle stesse avrebbe fatto la missione di osservatori dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA).
In varie parti del Nicaragua, l'aspettativa della popolazione che simpatizza per i due partiti liberali (di destra, ndr), gli unici in grado di disputare consigli municipali al partito di governo, era invece un'altra: quanti Comuni avrebbero ottenuto, nonostante il discusso sistema elettorale?
Nel chiudere questo articolo appena dieci giorni dopo il voto e mentre in vari municipi si verificano ancora proteste e violenze, lo sviluppo di queste elezioni, i suoi risultati e la sua valutazione da parte dell'OSA non consentono di fare pronostici su quali conseguenze avranno queste elezioni sulla congiuntura dei prossimi mesi in Nicaragua.