«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NICARAGUA / Il mondo ora sa cosa succede nel Paese

I primi spari della polizia antisommossa hanno scatenato l'insurrezione civile il 19 Aprile. Cui è seguita la prima fase repressiva del regime. Successivamente, gli insorti hanno dato luogo a mobilitazioni di massa e paralizzato il Paese con centinaia di blocchi stradali e barricate un po' ovunque. Che sono stati tolti nella seconda fase repressiva in “operazioni di pulizia” che hanno causato fiumi di sangue. Siamo ora in una terza fase. L'alto costo in vite umane della ribellione civica ha accelerato le pressioni internazionali sul governo Ortega-Murillo. Per reprimere, il regime ora ricorre ad arresti, processi e condanne ad anni di carcere e dà per “normalizzata” la situazione. In realtà, il Paese sta vivendo una tangibile anormalità e sebbene il futuro sia incerto, la resistenza civile appare pronta a gestirlo. In questo articolo, prosegue la nostra cronaca e analisi degli eventi.

Ha collaborato alla traduzione Agnese Cantarelli. Redazione di Marco Cantarelli.

Da anni, il sacerdote e poeta Ernesto Cardenal, una vita intera passata a fare da “ambasciatore” del Nicaragua in molte parti del mondo, andava ripetendo ovunque: «Il mondo deve sapere cosa sta succedendo in Nicaragua». Oltre a leggere le sue poesie, egli spiegava cosa stesse succedendo nel suo Paese. Parlava del controllo assoluto esercitato da Daniel Ortega su tutte le istituzioni dello Stato e della serie di frodi elettorali, sottolineava un autoritarismo che rasentava la dittatura, raccontava la corruzione e l'impunità, e allertava sulla dinastia emergente...
Alcuni lo ascoltavano, altri attribuivano i suoi messaggi agli eccessi metaforici del poeta, perché l'idea che mezzo mondo aveva del Nicaragua, in fondo, non era negativa: c'erano crescita economica, investimenti esteri, stabilità e sicurezza, riduzione della povertà estrema; inoltre, la violenza diffusa nei vicini Paesi del nord non sembrava riguardare il Nicaragua e, soprattutto, l'agguerrito popolo nicaraguense sembrava sentirsi tranquillo in quel contesto. Con Aprile, invece, è cambiato tutto in Nicaragua e oltre i suoi confini. Oggi, il mondo sa cosa vi succede.

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