«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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NICARAGUA / La resistenza allo Stato di eccezione

La dittatura Ortega-Murillo non sembra avere limiti, né scrupoli nella sua ossessione di rimanere al potere e imporre la sua “normalità” a colpi di repressione. Èancora possibile riprendere il dialogo nazionale per negoziare elezioni anticipate ed una soluzione civica della crisi? A sei mesi dall'insurrezione di Aprile, il Paese è entrato in uno stato di eccezione non dichiarato, l'economia è in picchiata mentre all'orizzonte si profilano pesanti sanzioni da parte degli Stati Uniti ai danni del circolo di potere riunito intorno alla presidenza.
Il 26 Settembre, la Commissione Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti ha avviato l'iter legislativo destinato a colpire la dittatura Ortega-Murillo mediante ampie, complesse e severe sanzioni economiche e politiche.
Due giorni dopo, la polizia al comando di Daniel Ortega ha minacciato di processare giudiziariamente qualsiasi persona o gruppo che convochi manifestazioni, definite «illegali», arrogandosi facoltà che non le competono e violentando i diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione.
Per il direttore della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), Paulo Abrão, il Nicaragua «si sta trasformando da Stato di Diritto in uno Stato d'eccezione».
Il regime, che dall'Aprile scorso ha usato e abusato del monopolio della forza, è deciso a recuperare con ogni mezzo anche il monopolio della piazza; per dimostrare di avere ancora sotto controllo lo Stato e il Paese, dire a Washington che non gli importa delle sanzioni e lanciare messaggi del tipo “dopo di me, il diluvio”, cioè instabilità, disordine, vuoto di potere, caos...

Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.

L'ostinazione di Ortega e Murillo nel non negoziare, non dialogare, non convocare elezioni anticipate, non dare un solo segnale di cambiamento, restare al potere a qualsiasi costo nonostante le pressioni interne e gli avvertimenti internazionali, si è tradotta in maggiore controllo e repressione, a suon di di minacce, assedi, licenziamenti, arresti, incarceramenti, torture, processi per terrorismo e altri morti, anche se in misura minore rispetto ai mesi precedenti. Secondo la stampa indipendente del Paese, il regime intende imporre il “regno del silenzio”, una pace basata sul potere militare, sulla sottomissione e sulla capitolazione dell'opposizione; in breve, una “pace romana” fondata sulla forza delle armi... ma senza sviluppo.

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