NICARAGUA / Ad un anno dall'inizio della ribellione: resistenza e negoziato
Vistosi isolato sul piano internazionale, Daniel Ortega ha giocato la carta di tornare al tavolo negoziale. L'opposizione interna e la comunità internazionale gli ha chiesto di dare prova di voler giungere ad accordi sostanziali. Tuttavia, ancora una volta, il dialogo avviato a fine Febbraio si è risolto in un nulla di fatto. Ad un anno dalla ribellione civica iniziata nell'Aprile 2018, continua la resistenza al regime, alla ricerca di una via d'uscita alla crisi economica e politica, che richiederebbe elezioni anticipate, giuste e trasparenti.
Di envío. Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
Le prime negoziazioni per trovare una soluzione alla crisi nazionale, provocata dai massacri ordinati da Daniel Ortega e Rosario Murillo, rispettivamente presidente e vicepresidente del Nicaragua, per soffocare le proteste civiche scatenatesi nell'Aprile 2018, si erano svolte nel Maggio/Giugno di quell'anno. Quel primo ciclo di incontri aveva raccolto importanti frutti: soprattutto, il mondo si era reso conto di quel che stava accadendo in Nicaragua.
Dopo una prolungata parentesi di resistenza al terrore, il 27 Febbraio 2019 è iniziato un nuovo ciclo di incontri: questa volta, in forma non assembleare e pubblica come la precedente, ma in forma più discreta intorno ad un tavolo cui erano seduti sei delegati del regime ed altrettanti rappresentanti dell'Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia, d'opposizione.
Lo sviluppo di questo negoziato ha smascherato ancora una volta agli occhi del mondo le intenzioni della coppia presidenziale di non voler abbandonare il potere né, di conseguenza, rinunciare alla repressione. Così, il 3 Aprile scorso, il tavolo negoziale è stato sospeso ed anche il secondo ciclo di incontri si è concluso senza risultati significativi. In attesa del prossimo...