NICARAGUA / Gli angeli e demoni di Ortega
Che costo politico avrà la pandemia tra quanti seguono ancora Ortega? Quali conseguenze politiche avrà il ricambio al vertice del mondo imprenditoriale dopo tredici anni di ripetute elezioni della stessa persona? Ortega negozierà riforme elettorali prima di conoscere l'esito delle elezioni negli Stati Uniti? Dalle sue parole pronunciate in occasione della commemorazione annuale del 19 Luglio non è arrivata ancora risposta a queste domande.
Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.
La domanda su come, quest’anno, il regime avrebbe celebrato il 19 Luglio – data in cui si commemora la liberazione dalla dittatura somozista, avvenuta nel 1979, ndr – ha tenuto banco nei media, nelle reti sociali e nei discorsi di molti. Il 3 Luglio, l’altrettanto tradizionale camminata che ricorda il Repliegue Táctico – la ritirata che nel Giugno 1979 i guerriglieri sandinisti accompagnati da molti abitanti dei quartieri orientali di Managua fecero in direzione di Masaya, ndr – è stata sostituita da un concerto virtuale per prevenire il contagio della gente assiepata per ore su quel percorso. «È stato il primo segno di saggezza di questa dittatura insensibile e criminale nei confronti della pandemia – ha commentato l'ex viceministro degli Esteri di Ortega negli anni '80, Víctor Hugo Tinoco alla vigilia dell’evento –. I più fanatici lo vedranno come un segno di debolezza. Altri lo osserveranno in obbedienza alla decisione della coppia presidenziale. Penso, tuttavia, che la maggioranza lo accoglierà positivamente perché aveva paura di essere esposta ad un altro rischio di contagio. Tale timore è ormai profondamente radicato nei settori che ancora sostengono l'orteguismo».