NICARAGUA / I giochi sono (quasi) fatti
Le elezioni del 7 Novembre si avvicinano. Ortega e Murillo sanno, dall’Aprile 2018, che in una competizione aperta e pulita le perderebbero. Mentre l’opposizione azul y blanco (dai colori della bandiera nazionale) sa che, se non si presenta unita, non ha alcuna chance di battere Ortega.
Traduzione e redazione di Marco Cantarelli.Maggio si annuncia come un mese cruciale. Nell’Ottobre 2020, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ha dato un ultimatum ad Ortega: «entro Maggio», il regime deve aver realizzato «negoziati inclusivi» con coloro che «rappresentano l'opposizione nicaraguense» per introdurre riforme elettorali «significative e coerenti con gli standard internazionali» che garantiscano elezioni generali «libere ed eque» Il 22 Marzo, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha dato il suo sostegno all’ultimatum dell'OSA «esortando» il governo a varare riforme elettorali che «garantiscano elezioni libere, eque, trasparenti e credibili», sotto osservazione nazionale ed internazionale. Elezioni con tali condizioni, sostiene il Consiglio, «sono essenziali per una soluzione pacifica e democratica della crisi dei diritti umani in Nicaragua», le cui caratteristiche sono dettagliate in un ampio documento, questa volta sostenuto anche da Messico ed Argentina, che finora si erano mostrati alquanto passivi sul tema Nicaragua.
Va notato che la sessione dell’ONU sul Nicaragua si è tenuta dopo che gli Stati Uniti sono rientrati in questo foro, che l'amministrazione Trump aveva abbandonato.