«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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Il Giornale di Vicenza, 6 Maggio 2009


(Cronaca, pagina 21.)

IL PROGETTO. L’iniziativa è stata presentata a “Primolunedìdelmese”

Un aiuto ai disoccupati
Con Microcredito si può

Maria Elena Bonacini

Microcredito come aiuto a chi perde il lavoro ma ha buone idee, e anche deterrente alla criminalità. Ad affermarlo è Giampiero Pizzo, di Microfinanza, associazione di microcredito che ha aperto uno sportello anche a Vicenza in contrà della Racchetta e che ha illustrato la tematica durante l'incontro “Crisi e microcredito in Italia” organizzato alla coop Insieme dal gruppo “Primolunedidelmese”. La serata è stata introdotta da Marco Cantarelli.
«La crisi - afferma Pizzo - nasce dall’estrema finanziarizzazione dell’economia, e per quanto suoni rassicurante tornare alla sola produzione, non è possibile eliminarla, perché ha prodotto la ricchezza degli ultimi anni. Ma può esserci una finanza diversa». Che passa dal microcredito, «visto in Italia come lontano, mentre i primi esempi, come la Caritas, sono partiti nel 2001. Stiamo diventando simili al Sud per la presenza di immigrati, che non hanno storia creditizia e non possono accedere ai prestiti, e per il numero elevato di poveri esclusi dai servizi finanziari. In quest’ottica il microcredito può portare alla riscoperta di pratiche di mutualismo, ma anche condizionare le politiche creditizie pubbliche e private, con una riforma delle banche che torni ai piccoli istituti».
E a proposito del rapporto microcredito-welfare, Pizzo ha portato l’esempio francese, «dove l’associazione Adie dialoga alla pari con Governo e banche, ha una convenzione con queste ultime, che finanziano il microcredito, mentre l’accompagnamento di chi ottiene il prestito è fatto dai servizi pubblici. Inoltre ha ottenuto una legge su questo tema. Creare un posto di lavoro costa 15mila euro, mentre con il microcredito 2mila. Maria Novak, la fondatrice, è una Yunus al femminile, ma se il modello del “banchiere dei poveri” bengalese non può essere importato in Italia, la Francia è molto simile a noi».
Nel nostro Paese il problema si chiama frammentazione: «Ci sono 57 soggetti diversi che fanno microcredito. Ora abbiamo costituito una rete, Ritmi, che ne riunisce 20. In parlamento, poi, sono stati depositati progetti di legge, non il massimo, ma un inizio. Serve un rapporto più stretto con i politici, non solo annunci».
Fra le persone cui è rivolto il servizio Pizzo prevede molti immigrati, «che hanno perso il lavoro e rischiano di perdere anche il permesso di soggiorno. Se hanno idee con prospettive di successo finanziarle significa anche evitare che siano in mezzo ad una strada, e quindi più sicurezza».
 

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