«Abbiamo fatto germinare le nostre idee per imparare a sopravvivere in mezzo a tanta fame, per difenderci da tanto scandalo e dagli attacchi, per organizzarci in mezzo a tanta confusione, per rincuorarci nonostante la profonda tristezza.
E per sognare oltre tanta disperazione.»


Da un calendario inca degli inizi della Conquista dell'America.
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Il Gazzettino del Nord/Est, 5 Novembre 2008

Sul pldm "Crisi finanziaria, modello al capolinea", svoltosi il 3/11/2008.

Presentato dai saveriani il "Dizionario della crisi": ottanta termini per avere le idee chiare
Come districarsi tra le sigle dell'economia

(la.pi.) Dalla tripla A alla vendita allo scoperto, passando per le banche di investimento, la crisi di liquidità, i derivati e le stock option. Se il crollo finanziario ha seminato incertezza tra risparmiatori, investitori, imprenditori e semplici cittadini, contribuendo a rendere nebuloso il futuro di ciascuno, meglio dotarsi degli strumenti che mettono un po' di ordine nel caos. Uno di questi è il Dizionario della crisi, presentato lunedì sera nella sala convegni dell'Istituto Missionari Saveriani di Viale Trento nell'ambito dell'incontro del Primolunedìdelmese sulla crisi finanziaria. Dodici pagine e ottanta termini con relativo significato per acquisire almeno le competenze lessicali indispensabili per decifrare ciò che sta accadendo. A mettere appunto il dizionarietto è l'economista Vincenzo Comito, ospite della serata, che ha parlato a lungo sul tema della Crisi finanziaria, modello al capolinea.
Dagli scricchiolii al tracollo, passo per passo, l'esperto che ha lavorato per anni nel mondo dell'industria (gruppo Iri, Olivetti, movimento cooperativo) e ora è docente di Finanza aziendale all'Università di Urbino, ha spiegato le ragioni dell'attuale crisi che sta avendo effetti sull'economia reale. Affrontando anche il tema dei possibili rimedi proposti da economisti inglesi e americani fino al programma adottato dagli Usa per far fronte alla crisi, «con lo Stato che interviene nel capitale delle banche e le nazionalizza». Ma questa, spiega l'economista «è anche la crisi della globalizzazione, in seguito alla quale grandi paesi si sono indeboliti e altri come Cina, India e Brasile che 30-40 anni fa rappresentavano il Sud del mondo, ora producono dal 40 al 45 per cento del Pil mondiale. Il processo della globalizzazione non è andato come i paesi occidentali speravano». L'Italia? «È messa peggio degli altri paesi occidentali perché cresce poco. L'ultima Finanziaria inoltre non aiuta».

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